Pecorino Romano: la filiera laziale va in pressing sul ministero

Il logo del Pecorino Romano sembra non bastare più ai produttori del LazioProseguono le rivendicazioni della componente laziale del Pecorino Romano contro una gestione consortile che porge il fianco alle critiche. Dopo le dure prese di posizione assunte in ottobre da una parte della politica regionale, stavolta a sollevare il problema sono i produttori di latte, che domani manifesteranno nella capitale, presso il Foro di Traiano.
 

I pastori, che giungeranno dalle province di Viterbo e Rieti, e dalle campagne romane, denunciano le grandi difficoltà in cui versa la componente laziale del principale formaggio Dop ovino, penalizzata da una politica di filiera che Coldiretti, annunciando l'iniziativa, ha definito "pesantemente influenzata dai poteri forti". Ma non solo, perché la protesta sarà rivolta principalmente verso il Consorzio di Tutela, chiamato a "prestare più attenzione nei confronti degli allevatori romani e laziali, relegati ai margini del circuito produttivo dallo schiacciante predominio sardo".
 
Il logo già previsto dal disciplinare per i produttori laziali: inefficace o mal utilizzato?La richiesta è quella di ripristinare un equilibrio che di fatto non c'è mai stato, rappresentando questi produttori all'incirca il 3% della produzione complessiva, ed essendo il consorzio in Sardegna. Un equilibrio "nei rapporti interni alla filiera, che introduca equità nella gestione degli interessi economici dei due distinti, ma complementari, sistemi produttivi regionali del Lazio e della Sardegna''.
 
"Negli ultimi mesi", sostengono alla Coldiretti del Lazio, "si sono verificati episodi che hanno causato gravi danni di immagine e perdite economiche alla pastorizia e alla produzione del Lazio, che conta tra Roma, Viterbo e Rieti 3.000 allevamenti con un patrimonio di 750.000 capi ovini e 359 imprese di trasformazione, tre delle quali accreditate a produrre Pecorino Romano Dop". Appare evidente il riferimento ai fatti accaduti in ottobre, quando i carabinieri del Nac (Nucleo anti-contraffazione) sequestrarono presso un caseificio della capitale dieci quintali di formaggi (caciotta romana) "colpevoli" di recare in etichetta la dicitura "Romano" che, stando alla tesi del Consorzio di Tutela, pregiudicherebbero la reputazione della Dop, ingenerando confusione tra i consumatori.
 
La manifestazione, che oltre agli allevatori porterà a Roma un nutrito gregge di pecore, punta a sollecitare il Mipaaf affinché interceda nel trovare una soluzione ad un crollo del prezzo del latte che, nato dal surplus di produzione espresso dall'isola, si ripercuote sulla situazione laziale. E poi, la richiesta rivolta al ministero è anche e soprattutto quella di poter sottolineare con maggior efficacia al consumatore (tramite etichettatura) la provenienza del Pecorino Romano del Lazio. Quello della componente laziale della Coldiretti appare un "parlar a nuora, affinché suocera intenda", in quanto ogni eventuale cambiamento o aggiunta in etichettatura deve e dovrà partire dal consorzio, con un'eventuale modifica del disciplinare di produzione.
 
21 novembre 2016