Da Montichiari a Ghedi, a Leno, nella bassa bresciana, dall’inizio dello scorso dicembre sino a pochi giorni fa – e chissà che non debba accadere di nuovo – il terrore ha preso a imperversare per le stalle lasciando dietro di sé una lunga e incomprensibile scia di sangue. Mattanze selvagge di vacche e di vitelli, tutti abbattuti nello stesso modo, di notte, che si sono concluse – sempre – con l’asportazione di uno dei cosci. Unica variante, a quanto pare, la dislocazione delle carcasse all’atto dei ritrovamenti: a volte dentro la stalla, a volte all’esterno.
La prima ipotesi dei carabinieri intervenuti – quella di una banda di ladri dedita al furto di carne destinata all’alimentazione umana – era stata presto accantonata per lasciare spazio alla possibilità, ancor più macabra, che si trattasse di “sacrifici” legati al fenomeno dei riti satanici. Con l’andare del tempo, però, via via che gli investigatori hanno acquisito dati, confrontandoli tra di loro, anche questa seconda teoria è stata messa da parte, lasciando sempre più spazio ad una terza e più inquietante chiave di lettura: che dietro le quattro incursioni sin ora registrate ci sia una mente malata. Un serial killer che ucciderebbe per il gusto di uccidere, agendo sempre allo stesso modo, destreggiandosi con padronanza all’interno delle stalle e con gli animali. E usando i coltelli come solo un professionista saprebbe fare.
Ogni volta, il killer, perché di uno solo si tratterebbe (le impronte delle scarpe lasciate in ognuna delle mattanze sono quelle di una sola persona), compie esattamente le medesime azioni – come in una sorta di rituale – senza concedersi variazioni sul tema: mai un attrezzo asportato, mai un danno arrecato ai beni aziendali, mai un “fuori programma” in nessuna delle incursioni compiute.
Fra gli allevatori, con l’andare del tempo – e come è comprensibile che sia – ha iniziato a serpeggiare una forte preoccupazione, trasformatasi in alcune circostanze in una vera e propria psicosi, visto che alcuni, per difendere i propri animali, ha iniziato a montare la guardia di notte. Dormendo, a quanto pare, direttamente stalla.
E così è accaduto che al quarto episodio la faccenda sia stata presa in seria considerazione dagli inquirenti, portando la Prefettura ad occuparsi della cosa e dando il “la” alla costituzione di un “Tavolo per la Sicurezza Territoriale” nato per studiare le contromisure più idonee a riportare la normalità negli allevamenti della zona.
Se in un passato recente a preoccupare erano stati i furti di attrezzature e di mezzi agricoli (fenomeno che di tanto in tanto torna a manifestarsi), le vicende registrate in quest’ultimo mese e mezzo riportano alla ribalta la possibilità di un sistema di protezione complessivo di tutte le cascine. Un sistema che in passato era stato valutato – e scartato – per episodi meno gravi di quelli attuali e che si era rivelato complesso da attuare. E che adesso torna in auge, di fronte ad un problema così inquietante se non altro per i molti interrogativi senza risposta che ancora lo accompagnano.
23 gennaio 2017
Un po’ di rassegna stampa sul caso:
9 dicembre
Orrore in stalla: mucca squartata dai ladri
Montichiari, furto in cascina e mucca squartata
23 dicembre
Carpenedolo, vitello soffocato in una stalla
Le stalle degli orrori salgono a tre
14 gennaio
Leno, vitello squartato in un‘azienda agricola
18 gennaio
Faccia a faccia ieri tra il prefetto di Brescia Valerio Valenti e gli allevatori…