Fece scalpore, tra molti addetti ai lavori, nel giugno scorso, la notizia secondo cui il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano avrebbero potuto avere in un ipotetico futuro qualche alleanza di comodo da praticare (sul fronte della promozione e della pubblicità, principalmente, e soprattutto all'estero, ndr). In effetti fu il direttore del consorzio di Desenzano sul Garda a lanciare il proprio cinguettio attraverso le pagine di alcuni giornali locali e di settore manifestando l'intenzione di una qualche convergenza possibile con quelli che agli occhi di molti sarebbero i primi e storici rivali che il Grana ha sul mercato, interno ed estero.
E fu da alcuni spunti di quelle cronache che scaturirono dapprima un nostro articolo su un possibile oligopolio dei due big del settore, poi una nostra intervista ad Umberto Beltrami, presidente del consorzio "La Culla" di Bibbiano, vale a dire la realtà che tra tutte quelle del reggiano si lega alla produzione più classica, quella dei prati stabili polifiti. Una testimonianza che portò un po' di brontolii, e qualche mal di pancia, ma che in definitiva fu digerita, da una parte con un po' di fastidio, dall'altra con malcelata indifferenza.
Ultim'ora – Beltrami (Bibbiano – La Culla) interviene sulle "nozze" tra Grana e Parmigiano
(nei commenti in calce a questo articolo)
25 gennaio 2017 14:10 – Il presidente del Consorzio "Bibbiano La Culla" (i produttori legati ai prati stabili polifiti) interviene senza peli sulla lingua. Il suo commento è in calce a questo articolo. (il secondo partendo dall'alto). Da non perdere, per capire le ragioni dei piccoli produttori che fanno la massima qualità possibile!
Pochi giorni fa, quando nulla più ci faceva supporre tanto, la rassegna stampa è tornata a regalarci uno spunto sul tema. E che spunto! Martedì 17 gennaio, in un'intervista rilasciata alla Gazzetta di Mantova (e non a caso nel mantovano, dove si producono entrambi i formaggi) è arrivata la risposta del presidente del consorzio reggiano, Alessandro Bezzi: un controcinguettio con gli interessi, dal momento che il numero uno del Parmigiano Reggiano ha parlato con toni enfatici di convenienze reciproche («…la vittoria di uno può significare la vittoria anche dell’altro…»). L'articolo, che ha dato la parola anche a Cesare Baldrighi, presidente del consorzio padanista, e a Fabio Perini, presidente di Confcooperative, è raggiungibile da qui e ha dato il "la" ad altre testate: una online (Agronotizie), che già parla di "matrimonio", l'altra cartacea e locale (La Voce di Reggio), che venerdì scorso ha riacceso qualche polemica, soffiando sulla brace dei dubbi che molti produttori hanno sulla gestione di questo particolare passaggio da parte del consorzio. Ecco così che nuovi malumori tornano a registrarsi sullo scenario del Parmigiano Reggiano, dopo che, il 21 dicembre Agronotizie aveva dato risalto ad un'iniziativa comune (un progetto sul tema della sostenibilità ambientale) che mai sarebbe stata immaginabile prima.
Ancora una volta, come già accadde in giugno, è proprio sul quotidiano La Voce di Reggio che si è riaperta la (sacrosanta) polemica del Beltrami (che in giugno sullo stesso giornale si era confrontato col Berni), lanciata stavolta al Bezzi. Più di uno i motivi del dissenso, e tra tutti balzano agli occhi la diversa identità (e superiorità) del Parmigiano Reggiano, la confusione in cui si continua ad indurre il consumatore (sostiene giustamente il Beltrami che «…non bisogna mai ingannare i consumatori…») per una similitudine che non esiste, e infine – e nuovamente – sulla eccessiva vicinanza dei due formaggi nei banchi della Gdo. Una vicinanza che, soprattutto in un periodo di crisi come questo, si traduce in più vendite a favore del Grana Padano di quante se ne avrebbero se i due prodotti fossero proposti in posizioni distinte e distanti e spiegati nelle loro diversità.
Curioso infine il differente atteggiamento assunto dal Consorzio del Parmigiano Reggiano con Agronotizie (che, lo ribadiamo, aveva parlato di matrimonio) e con la Voce di Reggio: nessuna rettifica né precisazione richiesta al primo, e ampie e tempestive repliche rilanciate dal quotidiano locale (che dopo ventiquattr'ore, sabato 21, è dovuto tornare sulla questione con un'altra pagina dedicata alla vicenda).
Il timore che il dissenso da parte della base produttiva si riversi prima o poi sul gradimento della gestione Bezzi appare palpabile. E se il dissenso montasse non ci parrebbe più di tanto strano, se non altro per una semplice ragione: c'era qualche buon motivo per sbandierare così tanto un accordo che avrebbe potuto essere avanzato sotto traccia?
23 gennaio 2017