Se esisterà mai una storia moderna del formaggio, quella appena trascorsa finirà sui suoi libri come la settimana dei ribaltoni, dei Davide contro Golia, o – per meglio dire – delle rivoluzioni dal basso. Pur esistendo tra le due vicende grandi diversità, i produttori di Parmigiano Reggiano, al pari dei pastori sardi si sono riappropriati dei loro ruoli da protagonisti, scrollandosi di dosso il peso di molte ingerenze indebite ed ottenendo un poco del tanto maltolto.
Se da una parte, in Sardegna si è rivelato decisivo il ruolo della buona politica, perché di tanto in tanto la buona politica – che esiste – si fa vedere e riafferma le sue ragioni (leggi qui), nei territori del Parmigiano Reggiano i produttori hanno fatto tutto da sé, nell’iter che conduce, ogni quattro anni, al rinnovo dei vertici del Consorzio di Tutela – composto da 28 consiglieri (CdA), un presidente, un direttore – attraverso le elezioni con cui, nelle sezioni provinciali, ciascuno elegge i propri consiglieri, che a loro volta voteranno – in questo mese di aprile – il nuovo presidente del consorzio di tutela.
Scenario dello storico evento, l’assemblea della sezione reggiana, in cui mercoledì scorso si sono fronteggiate due liste, ognuna col suo candidato: quella di Alessandro Bezzi, il presidente uscente, sostenuto dalle associazioni di categoria, e quella di base, denominata “Liberi caseifici”, che sosteneva Nicola Bertinelli, produttore parmense di indubbio successo: primo a produrre ed esportare Parmigiano Reggiano kosher e primo ad aver concepito e realizzato un nuovo format aziendale, in cui la stalla e il caseificio coesistono armoniosamente con la discoteca e la piscina, molto frequentati dai giovani.
Quei reggiani che “tifano” Parma
In sostanza, che un parmense venga fortemente votato – e voluto – dall’elettorato reggiano (78 voti per Bertinelli contro i 69 per Bezzi) potrebbe apparire agli occhi di molti un fatto assai strano, in un territorio in cui il campanilismo resiste alla sfida del tempo. Ma qui stavolta si giocavano le sorti di un’economia che – da quando è piombata nelle mani delle associazioni agricole e dei faccendieri – non ha più prospettive chiare verso cui guardare.
E allora ecco che la risposta è arrivata, ed è arrivata in anticipo, visto che le due sezioni di Reggio e Parma , che detengono 19 dei 28 consiglieri complessivi (15 voti serviranno per la maggioranza, in CdA), hanno concentrato il proprio desiderio di cambiamento su un solo nome (anche l’elezione nella sezione parmense, avvenuta il 23 marzo, ha visto la vittoria di Bertinelli).
Allo stato attuale delle cose, la nomina del presidente – che verrà definita a seguito della prossima assemblea generale, fissata per il 5 aprile – si delinea quindi come una semplice formalità.
Quale futuro per il Parmigiano Reggiano
Per quanto concerne il futuro del Parmigiano Reggiano, gli indirizzi su cui il nuovo corso sarà impegnato sono già emersi nelle assemblee delle due sezioni che hanno sostenuto Bertinelli; fra le priorità di lavoro del consorzio si prevedono:
– l’obiettivo di incrementare l’export, dall’attuale 38% al 50%;
– il sostegno alle vendite dirette nei 200 spacci dei caseifici (che punteranno alla vendita diretta di 500mila forme all’anno);
– una maggiore integrazione fra tutti gli attori del comparto – allevatori, caseifici, confezionatori, operatori commerciali ed esportatori – al fine di rafforzare l’efficacia delle azioni che accomunano il lavoro.
Infine, anche se non apertamente dichiarato, sfuma – almeno per i prossimi quattro anni – l’ipotesi di un qualsivoglia patto, alleanza o “fidanzamento” con il consorzio del Grana Padano. Un’ipotesi che era stata avanzata quando il terreno di un possibile dialogo era stato ben preparato da gestioni che, da ambo le parti, erano assai prossime – forse anche troppo – alle associazioni di categoria.
Sullo sfondo dei nuovi scenari che adesso si aprono sarà auspicabile il recupero di una coesione tra le diverse componenti del sistema produttivo – quella cooperativa, quella industriale, quella artigianale e quella delle aziende agricole con caseificio – che andrà ritrovata attorno ad un solo obiettivo comune: quello di promuovere e tutelare davvero un prodotto che, nelle sue diversità, assicura reddito a poco meno di 350 caseifici e a più di 3mila allevatori.
3 aprile 2017