Il comparto ovino sardo a corto di idee si consola con i premi

foto Pixabay©Alla Sardegna del cacio, e a quella della pecora – sarda, ovviamente – manca un direttore d'orchestra. Parafrasando, ovviamente, è come se ennemila produttori, con ennemilioni di capi allevati andassero avanti senza una guida, senza un coordinamento. Certo, i tecnici ci sono, tra i più validi che il settore conosca, soprattutto nei ruoli-chiave della divulgazione e della formazione. Ma è come se la gran parte degli orchestrali suonasse una parte del tutto senza curarsi di ciò che suonano gli altri.

Senza un progetto articolato, e senza una programmazione, è impensabile che la Sardegna del latte ovino possa risollevarsi. Le soluzioni non sono e non possono essere nelle mani di pochi, anche se i pochi che possono decidere qualcosa dovrebbero essere così acuti da coinvolgere altri, a cominciare da chi è in prima linea, giorno dopo giorno e opera con alta cognizione di causa il suo proprio mestiere.

In questo panorama desolato, con tutti gli attori di un disastro annunciato da tempo (quello del Pecorino Romano, con prezzo all'origine che oscilla tra i 4,75 e i 5,75 €/kg, dati Ismea) che ancora siedono sulle loro poltrone (quante cooperative hanno continuato a produrre quel formaggi, nonostante magazzini pieni e fermo di mercato!), le sole notizie che offrono un poco di ossigeno al comparto sono quelle relative agli aiutini a cui gli operatori si sono abituati, né più né meno del tossicodipendente che non sa rinunciare alla droga.

E così riprendono a fioccare i "premi": quello relativo al benessere animale, stabilito dalla Regione Sardegna nella misura massima di 127,50 € per UBA ovicaprino/anno. E quello per l'abbattimento delle pecore sopra i quattro anni di età. Pecore neanche poi anziane, per la cui mattanza il Governo centrale ha deciso di raddoppiare il "premio": da 15 a 30€ per ogni capo abbattuto tra il 15 di marzo e il 30 di giugno. Ridurre il latte eliminando animali, in un contesto in cui appena poche settimane fa qualcuno, anzi molti, ancora insistevano nella direzione del "miglioramento genetico", per rendere più produttive le pecore. Come a dire che la mano sinistra non sa cosa fa la destra. Evidentemente è il cervello che ha qualcosa che non sta funzionando nel migliore dei modi.

15 maggio 2017