Se in un consesso di esperti lattiero-caseari, un non-esperto decidesse di chiedere della cultura dei prati stabili, 99 su 100 tra quelli gli parlerebbero del Parmigiano Reggiano del “Consorzio di Bibbiano – La Culla”. Ma se il centesimo fosse un mantovano, si potrebbe sentir dire che “anche loro, nel loro piccolo, sanno cosa sono i prati stabili, e che qualche produttore (di Grana Padano, ndr) fa persino uso del fieno che se ne ricava.
Poi, si sa, dicono in molti, “la produttività non si fa con l’erba”, anche se le vacche sono ruminanti ed erbivori. Se l’allevatore “deve” tirarci fuori i “suoi” 40 litri (e anche più, ndr) di latte al giorno per capo, l’erba e il fieno polifita diventano un corollario marginale, tanto per aiutare il rumine a lavorare. Con l’alimentazione che dovrà “sostenere” l’animale nel suo incessante impegno di dare latte su latte, tutti i giorni. Tanto latte. E tanto latte, parliamoci chiaro, si fa con tanto mangime (insilati, unifeed, concentrati), non con l’erba.
Detto questo, poi ti può anche capitare, com’è capitato a noi giorni fa, di scoprire con una certa sorpresa una bella iniziativa lanciata dal portale dei Parchi Italiani (Federparchi) Parks.it, che mercoledì scorso ha pubblicato una notizia intitolata “Il Giro dei prati stabili, un nuovo percorso cicloturistico“. Il tour, in programma domenica 28 maggio 2017, si snoderà su 60 chilometri tra collina e pianura, nel cuore del Parco del Mincio, attraversando i territori di Cavriana, Goito, Marmirolo, Roverbella e Volta Mantovana.
L’evento, realizzato dai comuni attraversati dall’iniziativa, con il patrocinio del Parco del Mincio, si prefigge di promuovere le eccellenze di un territorio, “ricco di pregi”, spiega il sito web dei Parchi Italiani, “ambientali, gastronomici e culturali”. “La manifestazione”, prosegue il racconto degli organizzatori, “è dedicata ad una di queste eccellenze, i prati stabili, caratteristica paesaggistica ed ambientale dei comuni coinvolti, che rappresentano colture tipiche secolari di questa porzione del territorio mantovano”.
I prati stabili, spiega il sito di Federparchi, “sono prati spontanei che non vengono quindi coltivati, arati o sottoposti a concimazioni artificiali, garantendo così una elevata qualità ambientale e alimentare. Il foraggio dei prati stabili viene infatti destinato alla alimentazione delle vacche da latte per la produzione del Grana Padano”. O per meglio dire per essere incluso come elemento marginale nella dieta delle bovine, e neanche in tutte le aziende.
“È in omaggio a questo habitat, che è tra l’altro classificato “di interesse comunitario” (rientra nell’Allegato I della Direttiva Habitat 92/43/CEE con la denominazione “Praterie magre da fieno a bassa altitudine”) che nasce” questo “percorso cicloturistico, destinato a diventare una tappa annuale per escursionisti o appassionati delle due ruote”.
Tutti si fanno animalisti e ambientalisti
La notizia va ad assommarsi alle tante altre che da qualche tempo a questa parte trattano di allevamenti da latte raccontando (in pubblicità e sui social network) disinvoltamente di erba, pascoli, benessere animale anche se in maniera parziale (e a volte distorta, come per l’erba medica alle vacche in stalla, che non è come mandarle al pascolo a brucare erbe polifite!, ndr) e assai interessata. Racconti che – andando alla radice dei fatti – denotano una sempre più forte attenzione dei sistemi legati alla zootecnia intensiva e alle industrie a fregiarsi – in materia ecologica, ambientale e zootecnica – di meriti autoattribuiti ed estranei alle proprie logiche produttive. Come a dire “predico bene e razzolo male, e l’importante non è ciò che faccio, ma ciò che racconto”.
Tornando ai “prati stabili”, se da una parte è lecito pensare che un loro tour sarebbe stato più appropriato vederlo organizzare nei territori di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, dall’altra c’è da sottolineare in sostanza che gli eventi sono di chi ha l’iniziativa di organizzarli. E che “chi prima mena”, come si dice a Roma, “mena due volte”.
Ancora una volta, e tanto per non cambiare, starà ai consumatori più attenti capire le differenze e decidere a chi credere di più e a chi credere di meno (o per nulla), e soprattutto, al fine, decidere come orientare le proprie scelte.
22 maggio 2017
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