Il 54% degli italiani preferirebbe i prodotti alimentari locali e artigianali a quelli delle grandi marche, che nell’ultima classifica del gradimento a tavola non superano il 12% del totale. È quanto risulta dall’indagine che Coldiretti ha affidato alla società specializzata in indagini di mercato Swg e che sono stati resi noti in questi giorni, in concomitanza con l’inaugurazione del primo Mercato degli Agricoltori di Roma, nella storica sede dell’antico mercato ebraico del pesce.
Secondo l’inchiesta, a orientare le scelte è più la qualità, determinante per il 29% degli intervistati, che il prezzo, ricercato dal 5% di loro. La vittoria del prodotto legato al territorio, con il boom degli acquisti diretti dal produttore e dei mercati degli agricoltori, è confermata anche dal fatto che il 65% degli italiani si sentirebbero più garantiti dagli agricoltori italiani che dai marchi industriali – che convincono il 13% – e dalle reti commerciali, primo fattore di scelta per appena l’8%.
L’attenzione alla difesa del tessuto produttivo locale, che si esprime nella cosiddetta “spesa a km zero”, è confermata dal fatto che un terzo degli italiani acquista regolarmente prodotti di origine controllata e protetta, e che la quasi totalità del campione (97%) reputa necessaria l’indicazione del luogo d’allevamento o di coltivazione da cui gli alimenti provengono.
Secondo Coldiretti, il lavoro di tracciabilità è ancora a metà dell’opera, visto che i risultati si sono ottenuti solo per ortofrutta fresca, carne bovina, uova, miele, latte fresco, pollo, passata di pomodoro e olive (quelle impiegate nella produzione di olio extravergine), mentre per carne di maiale, coniglio e agnello, pasta, conserve vegetali, formaggi e latte uht l’indicazione dell’origine è ancora di là da venire.
Dispiace però notare come Coldiretti faccia di tutta l’erba un fascio, senza specificare che le metodologie produttive moderne spesso portano aziende in origine rurali a produrre secondo dettami e tecniche produttiviste, gravando spesso oltremodo sull’impatto ambientale e sulla salute del consumatore. Acquistare a “km zero” può essere una scelta determinante per la salvezza dell’agricoltura nazionale ma non è detto che sia la panacea per i consumatori. Che dal loro canto dovrebbero – si spera – sviluppare una maggiore sensibilità sui temi dei prodotti agricoli ed alimentari, indispensabile per riconoscere l’azienda e sapere realmente cosa si porta in tavola.
29 ottobre 2009