Il Provolone Valpadana Dop modifica il proprio disciplinare, escludendo finalmente l’esamìna (formaldeide, E239) dalla sua produzione. È quanto risulta dalla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, che il 16 dicembre scorso ha pubblicato la “Proposta di modifica del disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta Provolone Valpadana”.
L’annoso contenzioso tra il consorzio di tutela di questo formaggio e il mensile Alimenta – edito dall’Istituto Bromatologico Italiano e diretto da Antonio Neri, culminato con l’esposto alla Commissione Europea presentato nell’autunno del 2004 da uno studio legale di Alessandria su incarico dell’istituto stesso – trova quindi un suo epilogo positivo. O, per dirla tutta, parzialmente positivo, visto che altri passaggi dello stesso disciplinare lasciano insoddisfatti i consumatori più attenti e i cultori della salubrità alimentare: dalla riconferma dell’uso del materiale plastico ricoprente che avvolge le forme per evitare la formazione delle muffe superficiali (è la motivazione ufficiale, ma di fatto comporta l’eliminazione del fenomeno del “calo peso”) all’utilizzo di sottoprodotti alimentari nell’alimentazione delle bovine (mangimi, con grassi vegetali, oli di pesce come supporti di additivi e premiscele, aromatizzanti di sintesi, etc.).
Per anni l’uso della formaldeide nella produzione di Provolone Valpadana Dop era stato oggetto di discussioni tra le parti contrapposte e neanche un’interpellanza parlamentare era riuscita a sortire alcun effetto. Le tesi a difesa del consorzio erano quelle di un mondo scientifico schierato nel definire la formaldeide un prodotto che se assunto in piccole quantità non è in grado di arrecare danni all’organismo umano (c’è sempre una parte del mondo scientifico vicino alle industrie, disposto a difendere anche l’indifendibile). Ma a smentire quelli era arrivato, nel 2006, un approfondito studio dell’agenzia dell’Oms Iarc (International Agency for Research on Cancer), che aveva riclassificato la formaldeide da “Classe 2” a “Classe 1”, vale a dire tra i prodotti più cancerogeni che siano in circolazione.
In tutta questa vicenda, se ci guardiamo bene alle spalle, appare desolante il silenzio sotto il quale una storia come questa è risuscita a passare per lungo tempo. Per anni milioni di consumatori in Italia e nel mondo hanno assunto un prodotto alimentare – per giunta col bollino Dop – tra i cui ingredienti veniva utilizzato un conservante cancerogeno. Alla faccia della tutela dei consumatori.
Per chi volesse approfondire:
Due anni per liberarsi dal conservante (Settembre 2003)
Il Provolone rischia la Dop – parte prima (novembre 2004)
Il Provolone rischia la Dop – parte seconda (novembre 2004)
20 dicembre 2009