“Basta all’egemonia delle industrie!” È questo il concetto più forte emerso dal vertice convocato presso l’assessorato all’agricoltura della provincia di Latina martedì scorso. Le realtà presenti all’incontro, rappresentative anche del mondo allevatoriale, hanno sottolineato che nel futuro della Mozzarella di Bufala Campana Dop un ben altro ruolo dovranno averlo i produttori di latte, sinora emarginati proprio dai grandi caseifici, oltre che dai traffici di cagliate straniere (spesso rumene, “mosse” dalla camorra casalese, che in quel Paese ha impiantato diverse unità di produzione, ndr).
“In ogni caso”, hanno ribadito i presenti, “bisognerà differenziare il latte e la mozzarella prodotti nel Lazio con un marchio distintivo, pur rimanendo all’interno del consorzio dalla Dop”.
Un marchio che in effetti esisterebbe già (il marchio Colossella) ma che non ha ancora portato a sbocchi commerciali di sostanza, forse perché snobbato dalle “griffe” industriali della zona, le quali vendono sì, ma basando la propria attività sul prezzo del latte al ribasso (a costo di acquistarlo anche loro all’estero) oltre che sulla notorietà della loro “firma”.
Un incontro quindi utile al confronto tra le parti, ma che poteva avere un peso ben diverso se solo avesse registrato anche la partecipazione dei rappresentanti del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop e della Regione Lazio che, pur invitati, hanno snobbato l’iniziativa.
Una problematica che investe larghe fasce produttive del settore, in vaste aree del Paese, non riesce a trovare ancora una via d’uscita, anche per la mancata condivisione delle scelte da attuare.
9 febbraio 2010