A meno di una settimana dal reperimento sul mercato italiano di “mozzarelle blu” provenienti dal mercato tedesco, risulta ancora incerto il motivo che avrebbe portato alla pigmentazione dei latticini. L’ipotesi più accreditata, anche se tuttora “ufficiosa”, porterebbe a pensare ad una contaminazione da batterio pseudomonas fluorescens, anche se, nel momento in cui pubblichiamo questa notizia, nulla è ancora certo, non essendo state eseguite ad oggi analisi da parte degli organi comunitari competenti.
Mentre il sito del Ministero della Sanità comunica i nomi del produttore e delle mozzerelle “incriminate” e cerca di rassicurare circa l’ingente quantitativo sinora sequestrato (circa una tonnellata), Gianna Ferretti, docente di Biochimica alla Facoltà di Medicina dell’Università Politecnica delle Marche, rivela interessanti retroscena attraverso le pagine del suo blog Trashfood.com
La Ferretti racconta risvolti più che fondati ma che difficilmente verranno ripresi dalla stampa nazionale, per la solita falsa ragione di non veicolare “inutile” panico tra i consumatori. Il primo riguarda il bollettino sugli allerta alimentari europei Rasff (Rapid Alert System for Food and Feed), che già il 9 giugno scorso – racconta Trashfood – aveva pubblicato un allarme riguardante mozzarelle tedesche contaminate da pseudomonas fluorescens e distribuite oltre che in Italia anche in Francia, Slovenia (dove il prodotto arriva dal nostro Paese), Bielorussia e Russia.
Contrariamente a quanto riferito da molti organi di stampa, quindi, il sistema di allerta alimentare italiano (e forse internazionale) non ha funzionato a dovere, visto che a dare l’allarme non è stato uno degli istituti coinvolti nel sistema di vigilanza bensì una semplice pensionata piemontese che aveva acquistato il prodotto in un hard discount, come tanti altri consumatori.
Il peggio è che – rivela la Ferretti nel suo blog – secondo un altro allerta di pochi giorni orsono (21 giugno) sul mercato stanno circolando altre mozzarelle tedesche contaminate da muffe e che, a quanto ci è dato sapere, non sarebbero visibili ad occhio nudo.
La vicenda nel suo complesso porta chiunque ne venga a conoscenza nei suoi veri termini (e che abbia facoltà critica e interesse per la propria salute) a prendere le proprie personalissime contromisure, guardando oltre i singoli episodi. Perché mai un sistema di allerta che non ha funzionato oggi dovrebbe funzionare domani? Stop allora ai risparmi sulla voce alimentazione: mangiare meno, quindi, e mangiare sano. Nel limite del possibile, ridurre gli acquisti nei supermercati e rivolgersi a fornitori diretti, con cui instaurare un fondato rapporto di fiducia, ovvero operare acquisti organizzati sempre secondo detti criteri, tramite quei Gas (Gruppi di Acquisto Solidale) che puntano, oltre che a risparmiare, anche alla qualità del prodotto.
24 giugno 2010