Bruxelles ha detto “no”: la legge sull’etichettatura non passa

Il Commissario Europeo all'Agricoltura, Dacian CiolosDue giorni e poche ore. È durato poco il tentativo ordito dal ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan di tenere riservata il più a lungo possibile la notizia della bocciatura da parte dell’Unione Europea del ddl italiano sull’etichettatura di origine dei prodotti agroalimentari. È giunto l’altroieri infatti al MiPAAF, da Bruxelles, un garbato invito a “non procedere” sul nuovo ddl emanato nel nostro Paese a metà gennaio, e di cui ampiamente riferito dal nostro giornale. Mittent della missiva sono stati i commissari europei John Dalli, responsabile per la Salute e la Tutela dei Consumatori e Dacian Ciolos, per l’Agricoltura. Entrambi hanno sottoscritto la lettera diplomatica ma perentoria di cui sono oggi trapelati i contenuti più salienti:

a) la Commissione Europea aveva già intimato all’Italia nel 2010 di sospendere l’esame del disegno di legge in cui si prevedeva l’indicazione obbligatoria dell’origine dei prodotti alimentari in etichetta;



b) nonostante tale monito, il Parlamento italiano ha recentemente approvato il disegno di legge in questione;



c) nel frattempo, sottolinea il messaggio dei due commissari europei, a Bruxelles è proseguito il dibattito in chiave europea sulla proposta di regolamento Ue per l’informazione al consumatore, relativa ai prodotti alimentari. Dopo la sua lettura, avvenuta al Parlamento europeo il 16 giugno dello scorso anno, è arrivato l’accordo politico al Consiglio europeo il 7 dicembre, in vista dell’adozione della posizione comune degli Stati membri, prevista per  il 14 febbraio prossimo, e del successivo dibattito in assemblea. Tale proposta comprende, tra l’altro, nuove regole inerenti l’indicazione d’origine dei prodotti, che si prevede obbligatoria per determinate tipologie di prodotto (tutte le carni fresche e il latte fresco);



d) l’Italia non può permettersi la libertà di adottare in questa materia regole ulteriori rispetto a quelle comunitarie.

Si infrangono così, mestamente, in un prevedibile quanto annunciato “no” comunitario, le speranze di alcuni e le indebite ed avventate esultanze di molti che avevano imprudentemente gridato alla conquista epocale da noi prontamente ridimensionata già a suo tempo dalle pagine di questo settimanale.

Dal canto proprio, Galan, oggi, s’è prodigato per smentire di aver celato l’arrivo della lettera dell’Ue: «Chi nasconde cosa? È questo», ha esordito Galan in una nota stampa odierna, «che mi sono chiesto quando ho letto notizie di stampa e articoli in cui si narra di una lettera a me indirizzata “tenuta segreta il più a lungo possibile per nascondere all’opinione pubblica una presunta irritazione dei Commissari europei a proposito della recente legge italiana sull’etichettatura trasparente».

«Nessuno», ha proseguito il ministro, «ha tenuto segreto un bel nulla, perché in realtà la lettera a firma John Dalli e Dacian Ciolos è stata inviata dalla Rappresentanza italiana permanente presso l’Unione Europea al sottoscritto solamente lo scorso 1° febbraio. Questo per la chiarezza, ma anche per poter dire che ho più volte ribadito ai Commissari Ciolos e Dalli», ha affermato Galan, «il mio apprezzamento per il lavoro che la Commissione sta compiendo, con l’auspicio, da parte italiana, che i princìpi dell’etichettatura obbligatoria sull’origine agricola degli alimenti possano essere recepiti nel quadro giuridico comunitario».

«Com’è noto», ha proseguito il numero uno del nostro dicastero agricolo, «la legge approvata all’unanimità dal Parlamento italiano parte dall’esigenza diffusa tra i consumatori e nella filiera produttiva di veder garantita un’informazione trasparente in merito all’origine».

Infine, Galan ha poi assicurato che la legge verrà trasmessa alla Commissione Europea non appena sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale.

«Confermo», ha concluso il ministro, «la piena sintonia con gli orientamenti comunitari, tanto è vero che, come più volte richiesto dalla Commissione, invieremo alla stessa i decreti attuativi, prodotto per prodotto. In ogni caso, sono certo che ciò che è stato fatto in Italia in questa delicatissima materia sarà tenuto nella giusta considerazione dalle Istituzioni comunitarie».

3 febbraio 2011