Pionati su Romano: con lui al nord raccoglieremo ortaggi

Saverio Romano sarebbe diventato ministro “ricattando di fatto Berlusconi”. È quanto sostenuto da Italo Bocchino, domenica scorsa, nel corso della trasmissione televisiva “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Parlando dei valori che, a suo giudizio, sono propri della destra, e cioè la nazione, la legalità, la meritocrazia, Bocchino ha affermato di essere “dalla parte di chi contesta a Romano un sostanziale ricatto a Berlusconi” , ovvero la prima occasione buona per incassare un po’ di potere dopo aver assicurato al Governo con i cosiddetti “Responsabili” i voti che erano venuti a mancare proprio con la fuoriuscita dei finiani di Futuro e Libertà.

Rimangiandosi i tanti proclami fatti – pubblicati e poi scomparsi dal suo blog – contro le peggiori consuetudini della politica, Romano avrebbe, a detta di Bocchino, preteso da Berlusconi la poltrona di ministro dell’agricoltura in cambio di un sostegno nelle tante criticità che il Presidente del Consiglio andrà affrontando nel prossimo futuro, a cominciare dal processo per il Rubygate.

Ma, al di là di quanto affermato dal vicepresidente di Futuro e Libertà, a destare il maggior scalpore tra tutte, erano state, il giorno stesso dell’insediamento del nuovo ministro, le dichiarazioni del Presidente della Repubblica, diffuse in una nota in cui si chiedevano chiarimenti circa la posizione giudiziaria del neoministro, imputato in due distinti procedimenti per concorso esterno in associazione mafiosa e per corruzione aggravata e favoreggiamento alla mafia. Mai condannato ma comunque imputato, e di reati non marginali.


Ma chi è Saverio Romano? Palermitano, classe 1964, Romano è laureato in giurisprudenza e politicamente nasce militando con lo scudo crociato, all’ombra del quale nel 1990 viene eletto consigliere provinciale in quel di Palermo per poi intraprendere la carriera di parlamentare grazie anche ai voti ricevuti nel collegio di Bagheria. Una carriera politica svolta principalmente nell’ambito regionale, e intrecciata, nel bene e nel male, con quella di Totò Cuffaro; una carriera che già nel 2004 lo vede indagato per vicinanza agli ambienti mafiosi, vicissitudine che portò lo stesso Romano ad affermare che sinché non si fosse fatta chiarezza su quelle vicende investigative lui non avrebbe voluto ricoprire alcun incarico governativo.

Ma tant’è, se di un incarico governativo di assoluto rilievo, nonostante i suoi proclami di allora, l’onorevole Romano si ritrova ora a occuparsi. Nel frattempo, mentre la prossima udienza di un processo a suo carico scivola avanti di una settimana (per sua stessa richiesta, non si celebrerà il 6 bensì il 14 aprile), al “malcapitato” Romano capita che persino l’uomo-comunicazione del suo stesso partito, Francesco Pionati, prenda le distanze da lui (in un fuori onda della tv La7 visionabile cliccando qui), affermando di non sentirsi rappresentato dal neoministro: «Se vado al Nord con Romano», dice Pionati, «sul palco non faccio altro che raccogliere ortaggi».

Un’investitura senza dubbio tormentata per il neoministro e per il comparto agroalimentare tutto, dal momento che, interpellato dai giornalisti su due questioni di grande attualità e rilevanza – Parmalat/Lactalis e  quote latte – Romano si è limitato a rispondere, sempre allo stesso modo, che prima di pronunciarsi «devo studiarmi i dossier». Come a dire che, mancando la competenza, si cercherà di sopperire con l’impegno e lo studio. Anche se, ancora una volta, il dicastero dell’agricoltura appare essere accettato – ogni volta la storia si ripete – con qualche tiepida soddisfazione se non (nel caso di Galan) con qualche malcelata sufficienza. La terra è bassa, e “sporca”, anche se a qualcuno ha permesso sinora di campare, e anche assai bene.

2 aprile 2011

Qui, infine, il link allo streaming tv di cui alla suddetta intervista all’onorevole Bocchino, a partire dal timing 38:25; e riferimenti al ministro Romano da 43:30