Il Grana Padano non riesce a liberarsi del lisozima e le mamme di Milano dicono “no” al suo uso nella ristorazione della scuola pubblica, gestita dalla società Milano Ristorazione. È con questo presupposto, ma anche contro l’uso dei surgelati e a favore del bio e del chilometro zero, che i genitori di decine di migliaia di scolari del capoluogo lombardo promuoveranno una class action contro il caterer partecipato dal Comune di Milano attraverso un ricorso che verrà presentato al Tar entro la fine di questo mese. L’azione legale, che verrà sottoscritta dai diciotto rappresentanti delle commissioni mensa, avrà l’avallo di oltre 90mila genitori che hanno aderito all’iniziativa.
Oltre alla “questione-grana”, in cui è centrale il problema delle intolleranze all’uovo (da cui questa proteina antibatterica viene estratta, ndr), i genitori puntano il dito contro il mancato rispetto del contratto da parte di Milano Ristorazione: ventisei i centri cucina operanti anziché i quarantasei concordati; contenitori per olio e cibo in plastica anziché in vetro e in acciaio; verdure surgelate e non fresche; carne surgelata e talvolta macinata (l’accordo prevedeva fettine) sono le altre questioni al centro del contendere.
Il presidente della società milanese, Roberto Predolin, passa ora al contrattacco ed è sostenuto dai quotidiani vicini al Governo: “non è un caso”, dicono come in un coro, “se l’azione dei genitori cade in periodo elettorale”. Ma gli accusatori respingono questa chiave di lettura, sottolineando come gli unici interventi operati sui menù dopo la loro iniziativa hanno avuto più un aspetto “cosmetico” che di sostanza.
Come dargli torto se il documento “Variazioni piatti menù dall’11 al 29 aprile 2011” da noi scaricato ieri dal sito di Milano Ristorazione prevede ancora, al mercoledì, “Pasta aglio olio e grana in sostituzione della Vellutata di patate e zucca con crostini”?
15 aprile 2011