Arriva Colossella, la mozzarella “senza diossina”

27 novembre 2008 – Otto mesi di annunci e proclami all’ombra del Colosseo, e finalmente tutto è pronto per il lancio della mozzarella di bufala prodotta nel Lazio, che non a caso prende il nome di “Colossella” (e a cui auguriamo un successo superiore alla fantasia di chi ne ha coniato il nome, ndr) e che sbarcherà nella seconda settimana di dicembre nei supermercati di Roma e poi via via in tutta la regione.

Lo ha assicurato ieri alla stampa l’assessore all’agricoltura della Regione Lazio, Daniela Valentini, precisando che «i controlli fatti negli ultimi due anni dall’Istituto Zooprofilattico regionale dimostrano che non c’è traccia di diossina nella produzione lattiera-casearia laziale e che gli allevamenti sono completamente indenni da brucellosi, tubercolosi e leucosi». Il confronto con le problematiche campane – o meglio casertane – è evidente.

Certo è che l’iniziativa sta a cuore ai piani alti dell’ente regionale, se è vero come è vero che per precisarne i fini s’è scomodato il suo presidente: «Noi», ha sottolineato Piero Marrazzo «difendiamo e rilanciamo il legame di Roma con il suo territorio e la sua regione. Il Colosseo è conosciuto in tutto il mondo ed è simbolo di cultura, come anche lo è il mondo agricolo».

«Da una emergenza come quella che sta vivendo una regione a noi così vicina come la Campania», ha proseguito Marrazzo, «vogliamo costruire un’opportunità. Per questo abbiamo studiato una risposta tempestiva e con gli strumenti giusti, quindi visibile».

Sin qui tutto chiaro o quasi. Di sicuro sono apparsi più oscuri i concetti buonisti aggiunti poi dal presidente della Regione Lazio: «Qui c’è la solidarietà di Roma a Napoli e alla Campania. Il sistema Italia lo possiamo difendere se difendiamo l’immagine del nostro Paese, a partire dalla sicurezza alimentare. Oggi c’è un po’ l’orgoglio della nostra agricoltura: dalla crisi può nascere una grande opportunità. E questo marchio», ha proseguito, «garantisce la qualità dei prodotti e invita italiani e stranieri a mangiare in tranquillità i prodotti su cui è applicato».

Un colpo al cerchio e uno alla botte, quindi. Un “mors tua vita mea” ma col sorriso sulle labbra, sperando che il prossimo disastro alimentare non tocchi proprio il Lazio (la memoria della strage di vacche avvelenate per aver bevuto in un corso d’acqua della valle del Sacco è ancora fresco nella memoria dei più, ndr).

A incorniciare poi l’evento sono giunte le rassicurazioni dell’assessore Valentini sul buon rapporto tra le due regioni, testimoniato dal fatto che «il 90% del latte di bufala laziale migra verso la regione confinante per produrre buone mozzarelle».

Una percentuale destinata a calare, in ragione del possibile successo di Colossella.