Il cerchio si stringe attorno alla truffa negli enti pubblici

Ancora una notizia sottaciuta dai mezzi d’informazione di massa, ancora un’ombra di omertà su cui appare necessario interrogarsi, dopo la denuncia inviata alle redazioni di molti giornali locali (e lasciata cadere nel nulla dalla stampa nazionale) dal responsabile abruzzese del CoSpA (Comitati Spontanei Allevatori) Dino Rossi. La missiva, che Rossi ha intitolato “Contro la mala-politica”, appare come un grido di allarme sul “rumoroso silenzio” che accompagna ancora in questi giorni lo scandalo legato all’Agea (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) e all’Izs (Istituto Zooprofilattico Sperimentale d’Abruzzo e Molise), legato a una approfondita indagine dei carabinieri dei Nac e il coinvolgimento attuale di decine di procure (attualmente circa settanta) della Repubblica in tutt’Italia.

Stando agli sviluppi del caso, sarebbe stato finalmente accertato il coinvolgimento di diversi funzionari di Agea, operanti in seno al Sian (Sistema Informativo Agricolo Nazionale), i quali avrebbero modificato l’algoritmo usato per il calcolo dei capi da latte e dei giorni di lattazione, allo scopo di “riallineare” artificiosamente il numero di capi con il livello produttivo dichiarati. Il fine ultimo di questa sordida attività? Quello di far figurare come italiano il latte proveniente a basso prezzo dai mercati esteri. Risparmi di pochi cent di Euro per litro, che nella dimensione globale portano a un giro illecito di dimensioni astronomiche, alle spalle degli allevatori italiani.

Secondo le indiscrezioni, in queste ultime settimane l’indagine avrebbe fatto passi da gigante, con una mole di prove schiaccianti raccolte ssinora e decine di persone già ascoltate dagli inquirenti. Il silenzio che appare sconcertante per le dimensioni e la gravità del caso dovrebbe preludere ad una deflagrazione prossima di dimensioni epocali per il settore.

Alla luce di questi nuovi elementi, la lettera di Rossi, che qui di seguito abbiamo il piacere di pubblicare, lascia trapelare l’indignazione e la rabbia di un settore che probabilmente ha già pagato oltremodo le responsabilità altrui:


Agli organi di informazione – loro sedi
Da Dino Rossi – Cospa Abruzzo

“Contro la mala-politica”

“Ancora una volta l’Abruzzo è coinvolto in vicende giudiziarie, sembra che per queste cose abbia una attrazione fatale e speriamo sia l’ultima per tutti questi loschi individui. Avevamo dei dubbi sul giro che poteva fare il nostro latte prima di arrivare sulle tavole degli italiani, tanto è vero che il più delle volte lo abbiamo scritto tanto da ricevere più di una diffida da uno dei colossi che domina la maggior parte del mercato dei latticini spacciandoli per italiani. Non abbiamo mai smesso di indagare e qualche giorno fa radio stalla, la nostra emittente più ascoltata, divulgava una notizia che a noi in principio sembrava una barzelletta in quanto emanava che in Italia abbiamo mucche longeve, tanto longeve da arrivare ad 83 anni di età, tanto da ricordarmi mio nonno. Il numero di questi capi si aggira intorno ai 300.000, tutti in perfetta forma, nessuna complicazione per le gravidanze né tanto meno per la loro salute, tanto che queste mucche così longeve e così robuste, nel 2008 e nel 2009 hanno prodotto il latte senza andare mai in asciutta. Per chi non lo sapesse, l’asciutta, è il periodo che va dal settimo al nono mese di gestazione necessario per rigenerare le cellule del latte, mentre per queste 300.000 super mucche fantasma non occorre fare questa sosta.

Quello che stiamo dicendo non è uno scherzo: il Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia, quello dal pollice verde, quello del panino taroccato, il 25 luglio 2009 nominò una commissione di indagine finalizzata a verificare le quote latte. In quel momento il Ministro, ora Governatore del Veneto, non pensava che i carabinieri del NAC avrebbero svolto le indagini in maniera oculata, forse pensava  nemmeno che potesse esistere una vera associazione a delinquere.

Nel corpo dei carabinieri del NAC probabilmente presta servizio qualche figlio di allevatore e, insieme ai suoi colleghi, hanno scavato tanto che la scoperta è stata nauseante. L’inchiesta è arrivata sul tavolo di 32 procure italiane, portando alla luce una mega truffa come è stata sopradescritta.

Nelle indagini è coinvolto anche l’Istituto Zooprofilattico di Teramo, quello che fa capo a Caporale, quello del bluff della “lingua blu”: ricordate? E’ proprio qui che vengono alterati i dati, tanto da far vivere le mucche 83 anni invece di 8, forse sarà l’aria del Gran Sasso a farle vivere così a lungo.

Il tutto per finire ad un groviglio di società di controllo, create appositamente al fine di far perdere le tracce dei responsabili nelle quali compartecipano anche le organizzazioni sindacali, per una quota di 1.093.172,00 euro ciascuna, le più gettonate sono Cia, Coldiretti e Confagricoltura.

Tutto questo per italianizzare il latte proveniente dalla Romania, uno di quei paesi in cui i controlli sanitari sono scadenti, acquistato, importato dalle grandi catene di distribuzione, lavorato dai colossi del latte, per poi essere immesso sulle tavole degli italiani e venduto come il latte della Lola! Più tempo passa e più queste mucche aumentano perché le aziende vere chiudono, dovuto ad una concorrenza sleale nel contempo quelle fantasma delle nostre organizzazioni sindacali e dei loro amici sono destinate ad aumentare, in barba ai regolamenti sulla tracciabilità. Ecco perché tanto immobilismo da parte delle organizzazioni alle quali non importa nulla dei nostri disagi, perché pensano che le nostre mucche siano come le loro, non danno problemi, non mangiano, non bevono, non cagano, ma fanno tanto di quel latte da riempire le quote fino all’ultimo litro, come se avessero un rubinetto. Quanto siamo fessi noi agricoltori, perché non lo facciamo anche noi? Ci basta ordinare un tir al mese dai paesi dell’est e starcene beati sotto l’ombra, con un bel bicchiere di vino, in compagnia magari della Ruby o della Sara Tommasi.

17 giugno 2011

Per una rilettura degli antefatti, il nostro articolo del 2 aprile scorso