I Cospa abruzzesi: sospetti per i casi di Bse “a orologeria”

Un caso di Bse ogni tanto, e pilotato. Questa la congettura fatta da Dino Rossi, presidente di Cospa Abruzzo, che nei giorni scorsi ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia chiedendo che vengano accertate le responsabilità sulla fuga di notizie – avvenuta prima dell’autopsia della salma – circa la morte di un uomo di 78 anni, deceduto per il cosiddetto “morbo della mucca pazza”.

«Sono anni», denuncia Rossi, «che si ripete sempre la stessa storia in vari luoghi della nazione, ed esce fuori un caso di mucca pazza proprio ogni qualvolta il prezzo dei bovini vivi inizia a risalire. Con la scusa della mucca pazza, il prezzo alla stalla crolla, e i bovini devono essere abbattuti, in quanto gli allevatori andrebbero ancora a rimetterci economicamente tenendo i vitelli oltre il tempo necessario per la macellazione, per non parlare delle mucche fine carriera, quelle, ce le pagano quattro soldi».

«A noi del Cospa Abruzzo», incalza il mimerò uno della confederazione abruzzese «sorge il dubbio che tutte queste notizie vengano diffuse ad arte per favorire qualcuno dei grandi imprenditori della carne bovina, ed è per questo che abbiamo formulato l’esposto».

Tra i quesiti posti da Rossi ai magistrati vi è la richiesta d’accertamento delle reali cause della morte dell’anziano, e se in vita esso sia mai stato trattato con farmaci derivati dal cervello dei bovini per la cura di patologie neurologiche.

23 settembre 2011