Dopo il buon successo di pubblico e di vendite registrato al Cheese di Bra (10mila porzioni vendute), la Focaccia di Recco col formaggio incontra qualche intoppo sulla via dell’assegnazione del marchio di protezione Igp da parte dell’Unione Europea. Proprio quando l’obiettivo sembrava a portata di mano, cioè quasi allo scadere del limite massimo per la presentazione di eventuali opposizioni, la doccia gelata: alcuni focacciai di Recco hanno presentato per via ufficiale una serie di osservazioni riguardanti il tipo di farina da impiegare, l’esclusione di prodotti surgelati, e l’uso di stracchino ligure, prodotto da tre caseifici “che” – a detta dei firmatari dell’opposizione – “contrariamente alla crescenza prodotta industrialmente, non offrirebbe una resa costante e omogenea”.
Ammortizzato il contraccolpo iniziale, le parti coinvolte e l’amministrazione locale hanno tentato in due momenti diversi la risoluzione bonaria della vertenza (una prima a metà settembre con sindaco, vicesindaco e tre assessori, sfociata in un nulla di fatto) accodandosi per un incontro poi avvenuto in Comune il 27 scorso, e a cui hanno preso parte i rappresentanti del consorzio per l’Igp e i firmatari delle opposizioni. L’obiettivo dei primi era quello di presentare le necessarie controdeduzioni in tempo utile, e riavviare l’iter per l’ottenimento del marchio nei tempi stabiliti.
L’esito dell’incontro è stato una fumata nera che lascia però intravedere qualche speranza di ricomposizione della querelle: «L’opposizione presentata», ha spiegato l’assessore alle Attività Produttive Carlo Gandolfo, «riguarda due questioni su tutte: il divieto di surgelare la focaccia e l’esclusivo uso della crescenza ligure. Alcuni firmatari di quella iniziativa hanno poi fatto sapere che accettano il disciplinare e altri (che hanno disertato l’incontro, ndr) hanno giustificato l’assenza alla riunione dicendo che non potevano lasciare il ristorante o il forno».
In sostanza, ha aggiunto Gandolfo, «ci sono quattro aziende che producono la crescenza ligure e ora proveranno ad usarla anche quanti erano contrari al suo impiego. Potrebbero convincersi della bontà del prodotto” e la questione sarebbe risolta.
Al momento di chiudere questo numero del nostro settimanale la sensazione più diffusa che circola negli ambienti istituzionali e produttivi di Recco è che una ricomposizione dello “strappo” potrebbe essere comunque all’orizzonte.
30 settembre 2011