Ancora una volta hanno perso una buona occasione per tacere, evitando di dire una cosa per un’altra. Ci riferiamo all’ennesima boutade di Assolatte, l’associazione italiana degli industriali lattiero-caseari. Quelli che a più riprese negli ultimi anni hanno richiesto la concessione d’uso per i caseinati e le proteine (come avviene in larga parte all’estero), e che non temono di difendere il loro presunto diritto di utilizzare latte straniero per realizzare formaggi italiani, in barba alla buonafede dei consumatori che mai e poi mai immaginerebbero una cosa del genere.
Per i capitani d’azienda e i loro sodali l’ottimizzazione del business è nel prezzo più basso alla stalla (c’è sempre una sorta di asta quotidiana, che li porta ad acquistare oggi in Francia, domani in Germania e poi in Romania, o in Polonia, etc.), nell’ulteriore contenimento dei costi realizzabile con i tanto agognati derivati tecnologici (che arrivano in gran parte dalla Nuova Zelanda), indispensabili per massimizzare il profitto. E che sono anche la causa principale del dissesto economico in cui versa il mondo degli allevatori italiani.
In occasione delle “Giornate Europee contro lo Spreco”, che esordiscono domani nel nostro Paese, i vertici di Assolatte ci fanno presente che comprando formaggi italiani si aderisce “d’ufficio” all’iniziativa, semplicemente perché di questi alimenti non si butta via nulla. “La lotta allo spreco”, spiegano i responsabili di Assolatte, “sta diventando la nuova battaglia dei cittadini di tutto il mondo occidentale”.
L’associazione industriale di settore coglie quindi l’occasione di questo evento per invitare gli italiani a consumare in modo più consapevole e a organizzare la propria spesa in maniera più razionale, per evitare di accumulare in cucina avanzi di cibo per poi far finire nell’immondizia tanti alimenti ancora buoni e commestibili.
“Con i formaggi questo rischio non si corre”, ricorda Assolatte, “perché ci sono tante semplici soluzioni per utilizzare i loro avanzi, che, ben conservati, giacciono nel frigorifero”. I suggerimenti allora si sprecano, e ce n’è di universalmente utili ma anche di specifici formaggio per formaggio: gli avanzi di Fontina, ad esempio, pare che si possano aggiungere all’impasto degli gnocchi di patate, il mascarpone lo si può spalmare per merenda su una fetta di pane da guarnire con un cucchiaio di marmellata. Gli avanzi di burrata, poi, mescolati con la besciamella, si dovrebbero prestare per rendere speciali le verdure lessate.
E poi, un’idea speciale per recuperare quel che resta di una mozzarella: tagliarla a dadini e usarla per arricchire una fettina di carne, prima di terminarne la cottura in un filo di olio d’oliva. Uno dopo l’altro, arrivano consigli anche per il Fiore Sardo (per insaporire le verdure cotte al burro), il Gorgonzola (lavorato con del burro per ottenere una salsa con cui farcire tartine o condire la pasta corta), l’Asiago, il Montasio, il pecorino giovane e la crescenza che fossero avanzati, la ricotta e il Taleggio, il Grana Padano e il Parmigiano-Reggiano, naturalmente.
Tutti suggerimenti buoni se e quando il formaggio non nasconde sotterfugi, ovviamente. Motivi che diventano ottimi ogni qualvolta il prodotto che ci si trova davanti è realizzato con certezza partendo da latte italiano, sempre meglio se da animali allevati nell’ambito di sistemi zootecnici estensivi, al pascolo d’estate e a foraggi polifiti (prato stabile di quattro o più varietà spontanee, con qualche lecita integrazione vegetale) nel resto dell’anno.
Al consumatore un consiglio che non sarà mai ripetuto abbastanza: quando scegliete un prodotto, cercate di andare oltre il racconto che ve ne viene fatto; cercate di capire cosa vi è dietro.
14 ottobre 2011