Bitto Dop: la mostra annuale è da ripensare ex novo

L'annullamento della Fiera di San Matteo 2014 farà perdere all'economia di Branzi la visibilità e la risonanza data sinora dalla presenza di grandi formaggi come il Bitto storico
Il nobile Bitto Storico, a sinistra, e il ben più comune Branzi FTB, in gran spolvero nella Città Alta di Bergamo

Mentre ancora si ode, chiara e forte, l’eco festosa che da quel di Branzi si leva per il successo della Fiera di San Matteo (grazie anche alla presenza ufficiale del Bitto “ribelle” e al suo ingresso tra i Formaggi Principi delle Orobie), da Morbegno si levano labili i dolenti lamenti di una Mostra (la 104esima del Bitto Dop) che dopo anni di fasti crescenti registra un importante calo di consensI.

Il primo passo indietro della storica manifestazione ha però assunto non la fisionomia del semplice inciampo, bensì le dimensioni dell’inizio di una caduta rovinosa, con i visitatori che, nonostante un programma più nutrito (ma meno qualificato, arricchito ad esempio con una pista da sci di plastica che promuoveva gli skipass) che in passato, sono scesi dai 15mila ai 13mila e cinquecento dello scorso anno, aggiungendo flop al flop, visto il consistente ridimensionamento del numero di espositori.

Fabio Acquistapace e Patrizio Del Nero, fautori del Bitto Dop che usa mangimi al pascolo e fermenti in caseificioMillecinquecento persone in meno che hanno fatto tremare le stanze dei bottoni, dove ora si rimette in discussione molto se non tutto – dalla tradizionale location del polo morbegnese alla formula ritenuta ora vecchia – ma non tutto, visto che i “burattinai”, almeno per il prossimo anno pare siano destinati a rimanere gli stessi.

Dalla locale comunità montana giungono già chiare le richieste: innanzitutto di rivedere organizzazione e contenuti, trovando una formula di promozione differente per le “eccellenze” agroalimentari della zona, e innanzitutto per il Bitto. Sul cosa e sul come cambiare, e sulle figure a cui affidare l’ormai inevitabile rinnovamento cala il più profondo riserbo.

Tra gli altri, tenta di dire la sua un poco convincente Patrizio Del Nero. L’ex primo cittadino di Albaredo per San Marco (il primo dei due “sindaci del Bitto storico”, con Fabio Acquistapace di Gerola, a voltare le spalle ai produttori della tradizione) dice la sua pur sapendo che il contratto del Distretto agroalimentare da lui diretto scadrà nel 2012 e che si unisce al coro di chi predica cambiamento, senza sapere neanche se il prossimo anno sarà l’ente da lui governato a occuparsi della cosa o il Consorzio Turistico Porte di Valtellina.

Il bivio oramai paventato di un ritorno alle origini della mostra, con gli eventi disseminati nel centro di Morbegno contrapposto ad una cambio radicale di location, vale a dire un trasferimento altrove (Sondrio?) suona come un non improbabile invito rivolto alle amministrazioni locali ad accettare una messa all’asta al miglior offerente, pur sapendo che il radicamento di un evento di tanta portata storica comporterebbe rischi assai alti per la sua stessa vita.

Di fronte a certi scenari è sconfortante pensare ai limiti di certi umani che il bene del pubblico e della comunità non riescono a vederlo che attraverso la lente distorta degli interessi personali e della propria casta. Mentre il “Bitto della qualità” assoluta vola a New York celebrato per la leggenda che è, quello della Dop si lecca le nuove ferite in casa propria, appesantito dalla pessima fama di quei mangimi e fermenti voluti dal consorzio della Dop che lo rendono inevitabilmente il “Bitto della quantità”.

21 ottobre 2011