Rifiuti pericolosi: condannati i vertici di Latte Trento

Trentatremila euro di multa anziché tre mesi e diciassette giorni di galera. È quanto si troveranno a pagare Francesco Perozzo e Sergio Paoli, rispettivamente presidente e direttore della Latte Trento a seguito dell’abbandono di rifiuti pericolosi nell’area del vecchio stabilimento ormai dismesso da anni. Il reato, contestato dal pubblico ministero Maria Colpani è legato allo stato di abbandono della vecchia sede dell’azienda sita nell’area di Campo Trentino, nel capoluogo di provincia.

Con questo epilogo, l’area, da tempo sottoposta a sequestro passerà ora tra le proprietà della Provincia Autonoma di Trento, che l’ha espropriata con un esborso da capogiro: 5milioni di euro per farne una rotatoria della nuova bretella stradale che collegherà la tangenziale alla Trento-Rocchetta.

L’indagine che ha portato al processo dei due dirigenti del “polo bianco” trentino era stata avviata a seguito di tre incendi di modesta entità verosimilmente dovuti alla presenza, nello stabilimento abbandonato, di senzatetto. A seguito del terzo incendio l’area venne posta sotto sequestro e l’inchiesta fu avviata: nel piazzale esterno ai capannoni un mare di rifiuti smantellati all’interno degli immobili, verosimilmente dagli occupanti. La presenza di vetri di tubi a raggi catodici; batterie al piombo e amianto libero nell’area (oltre che di mobili, attrezzature, computer lasciati incustoditi) aveva fatto scattare lo sgombero e il sequestro dell’intero comprensorio.

Per la Procura di Trento proprio la mancata rimozione delle suppellettili e l’abbandono di essi e dell’immobile sono stati ritenuti la causa fondante dell’accaduto, e i responsabili non potevano essere che individuati nelle due figure del Perozzo e del Paoli, ovvero dei due massimi dirigenti dell’azienda.

La Latte Trento è stata ed è additata da parte della popolazione e da molte realtà produttive trentine come rea di una non ottimale gestione delle risorse zootecniche provinciali, a partire dall’accorpamento con il Caseificio di Pinzolo Fiavè, dalla propensione ad un modello padano di zootecnia, inadeguato per il territorio trentino, alla produzione di formaggi e latticini che di tipico e locale non hanno nulla e il cui esempio più lampante risiede in quella mozzarella trentina di Fiavè che nel settembre del 2010 assurse ai disonori della cronaca per aver tolto alla Germani del trash food la palma esclusiva di produttrice di mozzarelle blu.

4 novembre 2011

Una rassegna stampa poco eccellente

Da Ruralpini.it:
Spregiudicata campagna pubblicitaria della Provincia Autonoma di Trento
Il vero scandalo della Mozzarella blu trentina
ancora sulle mozzarelle blu trentine

Da Ecceterra.org
:
Caos latte in Trentino, tra debiti e prezzi alti
La colossale sciocchezza del formaggio «pantrentino»
Giù le mani dal latte crudo
Salviamo le stalle del Trentino
Prigionieri del polo bianco