Quote latte: Lega Nord ed Idv chiedono una nuova indagine

Il forte malcontento sulla mancanza di equità e sulle emergenti responsabilità istituzionali nella vicenda delle quote latte è palpabile, tanto nei blocchi stradali di questi giorni quanto sul web, in particolar modo nei gruppi a cui aderiscono allevatori e agricoltori su social network come facebook.

Al tam tam del circo mediatico virtuale, fatto su piccola scala ma forte di fondatissime documentazioni e inconfutabili argomenti, hanno preso a dare ascolto alcuni media (invero pochi per ora, ma uno tra tutti – Italia Oggi – segue con attenzione la vicenda, mentre altri come Libero, pur avendo di che scrivere  hanno ritenuto opportuno non passarla; evviva il diritto di cronaca!, ndr) ed esponenti politici più o meno antagonisti all’attuale governo tecnico, e che raramente hanno trovato convergenze su altre battaglie.

È accaduto così che lunedì scorso in Commissione Agricoltura, alla Camera dei Deputati, Lega Nord e Italia dei Valori han richiesto una nuova indagine per verificare i numeri del settore (proposta dal deputato Idv Anita Di Giuseppe), mentre Pd, Pdl e Udc sembrano più orientati ad insabbiare ogni pur legittimo dubbio sulla condotta degli enti coinvolti (Agea, Izn di Teramo), auspicando un “rapido voto per dare il via all’applicazione delle norme sulle quote latte”, e confermando di fatto i dati già raccolti e presentati all’Unione Europea.

Dal canto suo anche una delle associazioni di categoria, la Fedagri-Confcooperative, ha deciso di far sentire la propria voce, affermando in un comunicato diramato anch’esso all’inizio della settimana che “di fronte a un nuovo rischio anarchia, chiediamo di far chiarezza al più presto sui presunti errori dell’Agea nel computo della produzione per applicare nella campagna in corso regole rigorose ed uguali per tutti”. Il riferimento dell’organizzazione agricola è alla notizia pubblicata dal quotidiano Italia Oggi del 21 scorso (“Quote latte, l’Agea ha falsato i dati”) relativa a possibili “errori” dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura nel conteggio delle produzioni latte, che porterebbero ad una sovrastima della produzione contabilizzata rispetto a quella reale.

“Se gli errori fossero confermati”, sottolinea Fedagri, “le migliaia di produttori che sostenendo negli anni enormi sacrifici economici hanno rispettato le normative dovrebbero essere rimborsati delle multe versate e degli investimenti sostenuti per acquisire nuove quote. Se invece fosse confermata la bontà dei dati Agea, come sostenuto a più riprese da autorevoli Commissioni ad hoc, occorrerebbe applicare finalmente le normative, come avviene negli altri Paesi dell’Ue, mettendo tutti i produttori sullo stesso piano competitivo senza tollerare ulteriori sacche di immunità o di impunità”.

“Confidiamo che il Ministro Catania – che ben conosce sia la questione delle quote latte, sia gli obblighi che l’Italia ha nei confronti dell’Ue e l’imminente infrazione che quest’ultima si riserva di attivare nei confronti del nostro Paese – ponga fine, una volta per tutte, alla querelle facendosi portavoce unico, univoco e credibile dell’Autorità preposta all’applicazione delle normative, imponendo la dovuta riservatezza alle verifiche interne in corso (e qui Fedagri china il capo alla manifesta volontà del “Palazzo” a coprire i responsabili, ndr) e fornendo i necessari chiarimenti sugli adempimenti da ottemperare”.

“Non si può non rilevare”, ha concluso Fedagri nel suo comunicato, “il pericolo anarchia delle ultime intollerabili illazioni, emerse con l’approssimarsi della conclusione della campagna lattiera, che rischiano di perpetuare l’ingovernabilità delle quote latte finora subita da 40mila produttori su 41mila, che hanno creduto nelle leggi e nelle Autorità a cui compete la sua imparziale applicazione”.

Il ministro Catania sa – questa la sostanza della nota – ed è ora che agisca responsabilmente, facendo cessare le connivenze (ma non le coperture) che difendono i pochi e gli indifendibili e che oltraggiano e danneggiano migliaia di cittadini ed aziende oneste. Un solo dubbio, anzi due: a Bruxelles chi gliel’andrà a spiegare, e chi pagherà il salatissimo conto degli errori di pochi se non l’intero popolo degli italici contribuenti? Quanto durerà la pazienza per le tante ingiustizie inflitte al popolo degli allevatori?

26 gennaio 2012