Furti, incendi e crisi di vendite. Tre evidenze di questi anni di default che ha colpito anche le realtà più note del settore lattiero-caseario. La sfortuna si accanisce anche sul Parmigiano-Reggiano; piove sul bagnato, e la cosa più clamorosa che c’è è che forme di almeno 24 chili di peso e di dimensioni considerevoli, non fatte di materiale particolarmente combustibile, di tanto in tanto prendono fuoco. In genere di notte (non è davvero la prima volta che capita) e sempre senza che se ne riesca a salvare una. Neanche quando i titolari dell’azienda abitano di fianco al magazzino.
Sarà come sarà, ma anche stavolta l’incendio è divampato, sabato scorso, cogliendo i titolari di sorpresa, senza riuscire a coglierne l’attenzione che “a cose fatte”. È accaduto a Noceto, in provincia di Parma, e per spegnere le fiamme non sono bastati i vigili del fuoco giunti dal capoluogo e da Fidenza, ma son dovuti intervenire anche i rinforzi da Reggio Emilia e – udite udite – anche da Piacenza, che dista 60 e più chilometri dal luogo del rogo.
Le forme distrutte sono state 30mila, il valore che l’assicurazione dovrà risarcire è tutt’altro che indifferente: 10milioni di euro. Le cause dell’incidente sono ancora incerte, anche se le prime ipotesi si concentrerebbero su di un corto circuito di qualche macchinario del caseificio. La natura del cortocircuito sarà difficilmente verificabile.
Sempre nei giorni scorsi, ma nel reggiano, a Cavriago, trenta forme dello stesso formaggio hanno preso il volo assieme ad un furgone di proprietà del produttore. Furto con scasso, e assicurazione che paga. Diecimila euro appena il conto, stavolta. All’orizzonte pesanti rincari per le polizze assicurative dei caseifici. Altro costo che graverà su una già provata economia e sugli onesti.
17 marzo 2012