Il granchio del Gambero Rosso ora viaggia su iPad

Una delle regole del giornalismo periodico dice che se la notizia non la si pubblica per tempo, la si “brucia”, ovvero non la si può riproporre in futuro. Guai se un settimanale si trovasse a raccontare fatti accaduti quindici giorni prima: darebbe l’impressione di non avere storie da raccontare.

Ma arriva prima o poi in ogni redazione il momento dell’eccezione che conferma la regola, e quel momento per noi è oggi, con un fatto che è piccolo e grande allo stesso tempo: la App “Formaggio” per iPhone e iPad, edita dal Gambero Rosso lo scorso dicembre e passata abbastanza inosservata, oltre a proporre abbinamenti enologici a volte davvero difficili da praticare (uno per tutti: il Castelmagno, prodotto in “alcuni” e non meglio precisati “comuni della provincia di Cuneo” sarebbe abbinabile a Barolo e Brunello di Montalcino, sic!) cade rovinosamente nella sezione video, in cui la presentazione delle Dop regione per regione riporta errori, più che marchiani, difficili da digerire. Noi ci siamo fermati ai primi tre, assai palesi e gravi, ma siam certi che a guardare meglio (ci è passata la voglia) se ne potrebbero trovare ancora.

Clamoroso errore anche nella presentazione della App sul sito web del Gambero Rosso, dove si parla di abbinamento dei formaggi con prodotti "ecologici"Beh, tenetevi forte: il Pecorino Romano si produce solo nel Lazio (nonostante la crisi dei pastori dell’isola sia stata ricondotta per mesi dalle cronache al crollo del mercato di quel formaggio, da sempre prodotto in prevalenza nell’isola); e poi due chicche che fanno ben capire la professionalità e l’impegno con cui l’editore romano si è cimentato nel'”opera”, vale a dire il Parmiggiano Reggiano (con due “g”, certo!) e il Casciotto d’Urbino, al maschile. Con tanto di voce fuori campo che all’apparire degli strafalcioni scritti, li legge senza esitare.

Come si suol dire, qualcuno ora commenterà che “a caval donato non si guarda in bocca”, dato che l’App è scaricabile gratuitamente dal web. Peccato che sia stata realizzata con i soldi di tutti, vale a dire con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

In ultimo, il solito vecchio vizietto ministeriale di parlare solo di Dop senza neanche precisarlo nel titolo dell’applicazione, e come se quei quarantuno fossero tutti i formaggi prodotti nel nostro Paese. Per fortuna c’è altro, sia come produzione casearia che editoriale…

21 aprile 2012