La politica è in mutande sulle quote latte. Parola di Report

Una delle scene di "Porca vacca" in onda su Report (Rai 3) domani sera. Manco a farlo apposta, si parla di latte in nero e di inciuci di StatoEra ora. La puntata di Report che andrà in onda domani sera (Rai 3, 21:30) offrirà a ciascuno di noi l’occasione per saperne di più su cosa si sia celato dietro l’annosa questione delle quote latte, e forse di iniziare a buttare l’occhio su cos’altro ancora si tenti di nascondere nei centri di potere e di controllo, e i motivi per cui la stessa politica (la parte coinvolta e la parte che non vuol disturbare) abbia interesse a mistificare, occultare, non far sapere.

E in questo senso la trasmissione di Milena Gabanelli (l’autore del servizio, intitolato “Porca vacca” è Luca Chianca; qui un’anteprima della puntata, mentre in calce a questo articolo c’è il link alla sua versione integrale) si prefigura per essere una delle più urticanti e invise al sistema politico italiano, a chi ha gestito l’anagrafe bovina, taroccato i suoi dati, cercato di evitare che si aprisse l’immondo pentolone di una storia di abusi, soprusi e truffe di dimensioni inimmaginabili. Una vicenda che ancora una volta metterà il sistema politico del nostro Paese di fronte a responsabilità gravissime nei confronti dell’Unione Europea e dello stesso mondo allevatoriale italiano, flagellato per anni da multe che non avrebbe dovuto subire.

Una politica che ha mutuato la trasparenza con la torbidezza, che ha lasciato (o lanciato?) funzionari statali di alto rango (se non per l’etica per gli stipendi percepiti) ad operare come malviventi, e che vede gli stessi Carabinieri in forze al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali come una presenza ora fastidiosa e ingombrante, per quel loro inguaribile “vizio” di investigare, di cercare e persino di trovare i responsabili dell’illecito.

Una delle scene di "Porca vacca" in onda su Report (Rai 3) domani seraE ora? E ora che tutto è più chiaro, grazie anche all’attenzione che una parte della stampa italiana ha dedicato alla vicenda, in primo luogo il quotidiano economico Italia Oggi, ora ben si capisce che lo Stato Italiano, attraverso decisioni scellerate di suoi “insigni” rappresentanti ha letteralmente truffato l’Ue per accaparrarsi “il castello dei cinque anni di anticipo delle quote che abbiamo avuto tutte in una botta”, come si evince dalle annotazioni di polizia giudiziaria depositate agli atti del processo sulle quote latte fissato presso il Tribunale di Roma per il 12 ottobre prossimo.

Parte dei contenuti della conversazione tra Giuseppe Ambrosio – ex capo di gabinetto dei ministri Zaia e Galan e per decenni ai vertici della struttura ministeriale – e il tenente colonnello Marco Paolo Mantile – ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari – sono state rivelate lo scorso 24 aprile proprio da Italia Oggi (articolo “Le quote latte sono un bluff” di Luigi Chiarello) e rintracciabili online cliccando qui e rendono bene l’idea della contrapposizione tra logiche della legalità e logiche di una politica che all’illecito è avvezza con grande naturalità e sfrontatezza. Un illecito da lei stessa operato e difeso con argomenti quali l’inopportunità, e la sconvenienza che la verità venga ora a galla. In primo luogo per evitare – dice Ambrosio a Mantile nella conversazione ora agli atti del processo – di dover “restituire i 5 anni di quote che ci hanno dato, la 33 fare finta di niente e quindi togliere le quote”.

Un processo che come nelle più sporche trame di Stato sarebbe ora a rischio, dopo che il pm Attilio Pisani ne ha richiesto l’archiviazione, ma che potrebbe anche tenersi regolarmente a seguito dell’opposizione del “popolo degli allevatori” (una trentina, aderenti ai Cospa di varie province del nord Italia). Un’ulteriore prospettiva è quella dello slittamento al 2013 nel caso in cui si rendessero necessari supplementi d’indagine.

In ogni caso, il prossimo inverno potrebbe portare qualche risposta in più alle infinite domande attorno a quel sistema torbido che di certo ancora nasconde qualcosa. Perché mai quegli “errori” di calcolo, commessi da esperti funzionari per anni? Perché Agea (Ente per le Erogazioni in Agricoltura) ha considerato produttive 300mila vacche di 80 anni inserite nel sistema informativo agricolo nazionale? Per favorire chi?

Ecco perché ora risuonano forti all’orecchio le considerazioni che il ministro Catania si era profuso ad affidare settimane fa proprio a Italia Oggi: «Non può essere vero», aveva affermato il numero uno del dicastero agricolo, perché «coinvolgerebbe migliaia di aziende, centinaia di caseifici, un milione di tonnellate di latte importato in nero. Ce ne saremmo accorti. Certo, di errori amministrativi ce ne saranno a decine» e «diverso è invece l’atteggiamento fraudolento. Prima di sostenere simili accuse gli investigatori devono provarle con riscontri sul campo, altrimenti si svergogna l’intero sistema delle Dop».

Ancora trenta ore per capire di più sin dove arrivi il marcio di questa storia. Il mondo degli allevatori attende giustizia. I consumatori e i cittadini tutti – tutti vittime di queste vicende – capiranno forse in futuro.

Nota bene: L’intera inchiesta (15′ circa) e la trascrizione delle interviste sono scaricabili dal sito di Report cliccando qui.

5 maggio 2012