Affondo dell’Idv sul sistema torbido di Agea. E anche Bruxelles avvia un’inchiesta

Il castello di menzogne e omertà comincia a scricchiolare sulla vicenda delle quote latte, e una settimana dopo l’audizione del presidente di Agea Dario Fruscio alla Commissione Agricoltura della Camera (9 maggio scorso) l’Italia dei Valori lancia i suoi legittimi dubbi su una delle vicende più inquietanti che il mondo agro-zootecnico italiano abbia dovuto subire, e giunge a presentare un’interpellanza urgente al Governo il cui primo firmatario è il leader del partito Antonio Di Pietro. L’iniziativa è “tesa ad indagare sull’operato del presidente di Agea” (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) Dario Fruscio, reinsediato nella carica nel febbraio scorso grazie ad una sentenza del Tar del Lazio che annullava il commissariamento voluto nel giugno del 2011 dall’allora ministro Saverio Romano.

L’Agea, che ha come attività istituzionale l’erogazione di aiuti comunitari destinati allo sviluppo rurale, gestisce annualmente oltre quattro miliardi di Euro; ora sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori c’è il sistema illecito attraverso cui parte delle erogazioni è stata dirottata verso àmbiti assolutamente estranei al mondo agricolo e che sarebbero contigui alla criminalità organizzata. “Il commissario straordinario (insediato da Romano e poi rimosso dal Tar, il generale della GdF Mario Iannelli; da non perdere la sua intervista ad Italia Oggi del 5 maggio scorso, ndr)”, afferma una nota dell’Italia dei Valori diffusa mercoledì scorso, “ha rilevato evidenti disfunzioni nella gestione amministrativa e una scarsa affidabilità del sistema dei controlli sulle erogazioni, settore molto delicato per l’incombente pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata. Nonostante il commissariamento, il Dottor Fruscio è tornato alla guida dell’Agea perché il Tar ha annullato il provvedimento di commissariamento”.

È così che l’Idv incalza riportando i risultati di alcune indagini e parlando senza mezzi termini di “ulteriori e più allarmanti ombre sull’affidabilità e sulla trasparenza di tale attività di controllo” che “provengono da due indagini svolte in Calabria e in Lombardia, delle quali la prima riguarda quaranta soggetti titolari di aziende zootecniche, alcuni dei quali con cognomi di noti personaggi della criminalità organizzata, tratti in arresto a seguito di una operazione condotta dal Nucleo Antifrodi dei Carabinieri di Salerno in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il tribunale di Reggio Calabria” (per reati connessi alla indebita percezione di contributi comunitari mediante false attestazioni e certificazioni di possesso di bovini e ovini). “La seconda”, prosegue la nota dei dipietristi, è “condotta dalla direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Milano nei confronti di una organizzazione della ‘ndrangheta facente capo a Giulio Lampada, nella quale sarebbe stato coinvolto… anche un membro del consiglio regionale della Calabria, coniuge di una dirigente di Agecontrol, società partecipata da Agea, operante nel settore dei controlli sulle erogazioni”.

Sotto osservazione ci sarebbero anche una serie di consulenze che Fruscio avrebbe “avallato e tenacemente difeso l’esistenza e la validità del contratto sottoscritto nel 2006 che riconosce al signor Paolo Gulinelli ex direttore Generale del Sin (Sistema Informativo Nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura) uno stipendio di 330.000 Euro e ben 144 mensilità di indennità in caso di risoluzione del rapporto di lavoro”.

L’interpellanza dell’Idv richiede al ministro Mario Catania di verificare l’opportunità che il direttore dell’Agea Dario Fruscio rimanga al proprio posto vista “questa gestione della cosa pubblica ad avviso degli interpellanti del tutto discutibile da parte del presidente Dario Fruscio, che con sue inusitate iniziative e con i suoi sistemi disinvolti non sembra dimostrare la necessaria affidabilità e un adeguato senso di responsabilità istituzionale per poter svolgere il delicato incarico di presidente di Agea, corrisponde un silenzio, preoccupante quanto incomprensibile, del ministro interpellato”.

Nel frattempo che questo accade il mondo della politica è chiamato a testimoniare davanti ai pm che stanno ricostruendo un quadro tanto complesso quanto oscuro, e dopo le deposizioni dell’ex ministro Luca Zaia (ad oggi secretata, ndr) e della presidente della provincia di Cuneo Gianna Gancia, si prospetta quella dell’altro ex ministro Giancarlo Galan. Quest’ultimo, guardandosi bene anche solo dall’insinuare le responsabilità dei vertici Agea, in settimana è tornato a puntare il dito contro la Lega Nord per presunte attività di lobbying nei confronti degli allevatori, come se in queste vicende ci fosse anche spazio per le faide tra ex alleati.

Peggio di lui negli ultimi giorni è riuscito a fare solo Giuseppe Politi della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), che in un’intervista rilasciata all’agenzia Asca ha lanciato un duro attacco a quella piccola ma ostinata parte della stampa nazionale grazie a cui questa vergognosa storia di trame e poteri occulti ha assunto nelle ultime settimane contorni sempre più chiari. Per lui giornalisti come Luigi Chiarello di Italia Oggi e trasmissioni come Report di Rai Tre avrebbero bisogno della museruola, dal momento in cui, il presidente della Cia si avventura a dichiarare che «in questi anni abbiamo assistito soltanto a campagne giornalistiche che hanno puntato l’indice contro il settore, come se fosse gestito da delinquenti incalliti». Più che preoccupassi di estirpare un cancro dal sistema politico e amministrativo nazionale, il numero uno della confederazione agricola si preoccupa di chi il male è riuscito a mettere in risalto. Un monito contro la libertà di stampa che la dice lunga sulla trasversalità che la vicenda ha e su cui il mondo della Giustizia sarà chiamato ad operare a lungo.

Nel frattempo a Bruxelles si lavora sul “caso Italia”; mentre la Commissione Europea sottolinea la gravità del ritardo nella riscossione delle multe, l’Olaf (Office européen de Lutte Anti-Fraude, vale a dire “Ufficio europeo per la Lotta Antifrode”) pare abbia deciso di occuparsi della complessa vicenda con una propria inchiesta che sarebbe già in corso. A quanto dichiarato in queste ore dal portavoce dell’organismo anti-frode Johan Wullt a Italia Oggi «per motivi di segreto giudiziario, l’Olaf non può fare ulteriori commenti in merito».

Inutile negare che la risonanza internazionale e il coinvolgimento di un’ente comunitario lascino sperare che l’epilogo con “insabbiamento all’italiana”, specialità storica della nostra politica nazionale possa essere, una volta tanto, evitato.

19 maggio 2012