
Come se non bastassero già le sostanziali differenze tra il Fiore Sardo dei Pastori (lavorato a caldo, da latte appena munto) e il Fiore Sardo Dop, industriale, ecco che la cronaca di questi giorni ci porta a conoscenza dell’esistenza di una terza tipologia: quella del Fiore Sardo falso. Il prodotto è stato sequestrato dai Nas dei Carabinieri lunedì scorso in due unità produttive non autorizzate (una ufficialmente ferma da anni per carenze igienico-sanitarie, l’altra adidrittura “fantasma”) dislocate nella Nurra di Sassari e nel nuorese.
Secondo le indiscrezioni trapelate, le forme – più di 7mila, in prevalenza destinate al mercato pugliese – erano solo in parte provviste di etichette. Su di esse, sullo stampatore, e più in generale sulla loro origine, gli investigatori starebbero indagando. Altro particolare insolito: il sequestro del prodotto – lo riferisce il quotidiano L’Unione Sarda di martedì scorso – è avvenuto senza che le forze dell’ordine abbiano minimamente coinvolto il Consorzio di Tutela del Formaggio Fiore Sardo Dop.
Si tratta del primo caso di sequestro di questo formaggio da quando, nell’estate scorsa, sono divampate forti polemiche proprio tra l’ente di tutela e l’Unione dei Comuni di Barbagia, che alcuni mesi prima avevano avviato il Distretto del Fiore Sardo, affidando ad esso il mandato di tutelare la ricetta autentica dei pastori e di creare iniziative di carattere economico, culturale e sociale legate alla cultura pastorale. Una produzione, quella del Fiore Sardo dei Pastori, che – lo accennavamo in apertura – mai nessuna industria potrà realmente praticare, per via di una lavorazione “a caldo” (fedele alla ricetta originaria) impossibile per chi – raccogliendo latte da più produttori – è costretto inevitabilmente a refrigerarlo.
2 ottobre 2017
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