Parmigiano: c’è amore (e 3 milioni di euro) nel nuovo piano media

Nel nostro collage, il concetto di “Amore” reiterato in ogni soggetto della nuova campagna media del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano

La comunicazione istituzionale del Parmigiano Reggiano cambia traiettoria in questi giorni, lanciando ai contemporanei – e ai posteri – il segno tangibile d’un cambiamento vero. Un cambiamento dovuto al passaggio di un imprenditore – Nicola Bertinelli – nella cabina di regia d’un Consorzio di Tutela sin qui apparso ingabbiato da gestioni legate più alla finanza e alla politica, che ai veri interessi della base produttiva.

La rivoluzione dal basso compiutasi all’inizio dello scorso aprile (ne parlammo qui e qui), nell’iter che ogni quattro anni conduce al rinnovo dei vertici del consorzio di tutela, dà quindi i suoi primi, tangibili risultati che toccano l’immagine del prodotto e sostengono, in una sostanza che non passerà inosservata, l’operato dei consorziati.

Apprezzabile il nuovo logo del Parmigiano Reggiano: innova e sintetizza forme e valori che il prodotto vuole far giungere al pubblico

La comunicazione dell’ente di tutela cambia quindi sia nell’approccio che nella concretezza, proponendosi al mercato con una nuova brand identity, una nuova campagna stampa, e con  spot televisivi che sono in onda da ieri, domenica 29 ottobre.

“La nuova comunicazione”, spiega l’ente di tutela in una nota stampa, “è frutto di una riflessione profonda che ha portato il consorzio verso un posizionamento che punta a dare valore alla marca e a dialogare con i diversi target di riferimento (chi si occupa della famiglia, chi vive di cucina, chi diventa mamma, chi fa sport, chi è influencer, chi segue i trend, chi è produttore) che troveranno nel Parmigiano Reggiano un “alimento della vita””.

«Abbiamo lavorato», ha spiegato Bertinelli presentando il nuovo piano media, «per rafforzare la comunicazione, con l’obiettivo di far percepire i plus e gli elementi distintivi che rendono il Parmigiano Reggiano Dop un formaggio unico al mondo, guidati dalla consapevolezza che il consumatore al quale ci rivolgiamo è evoluto e ricerca nel Parmigiano Reggiano qualcosa che va oltre la funzione pratica del prodotto».

“Il Parmigiano Reggiano”, prosegue il comunicato ufficiale del consorzio, “viene quindi presentato come un alimento che accompagna il consumatore in tutti i momenti della sua giornata e della sua vita: un perfetto alleato per la salute e il benessere psicofisico, un “alimento della vita”. Ricco di sostanze nutritive, è indispensabile per la crescita dei bimbi, per la salute degli adolescenti e degli anziani e per fornire energia pronta a chi pratica sport”.

Gli eccessi dei creativi (andrebbero moderati)

Anche se una parte di queste affermazioni sono state confutate dal mondo scientifico, come già raccontato da Qualeformaggio in un articolo divenuto assai popolare (oltre 21mila visitatori; clicca qui per leggerlo), è interessante seguire un’attività così complessa che articola in sé tanto il marcato restyling del logotipo (che ci è piaciuto molto, ndr) quanto dei claim per molti versi inattesi (permeati dal concetto universale di amore) e sorprendenti, che in qualche modo centreranno il bersaglio del riposizionamento del prodotto.

In queste ultime immagini, tre dei soggetti della nuova campagna media del Parmigiano Reggiano

Purtroppo però, come sempre accade quando si lascia tanta (troppa) libertà ai creativi, le affermazioni non sembrano del tutto veritiere (ma si dirà che la pubblicità enfatizza, certo!, ndr), raccontando di una “selezione degli ingredienti migliori e 100% naturali” (ma gli ingredienti migliori per gli erbivori sarebbero erba e fieno, non altro; e inoltre, a noi risulta non ancora risolto il nodo della soia “ogm”, ndr), o del “rispetto della stessa ricetta da mille anni” (ma diversi produttori di oggi puntano alle alte rese, eccedendo nella quota di integrazione vegetale – leguminose e cerealicole – somministrata alle bovine, ndr).

E poi l’amore dicevamo, certo. L’amore che pervade e insiste sino a farsi stucchevole nei diversi claim pubblicitari e nelle varie situazioni “al centro delle quali” – ha comunicato il consorzio – “è stata messa la persona, non il prodotto”. E così lo sciorinamento mellifluo di cui la campagna è permeata parla dell’“amore verso la terra d’origine, la tradizione, la qualità”, degli “atti d’amore che compie chi, ogni giorno, sceglie Parmigiano Reggiano per sé e per gli altri”. “Ecco perché”, sostiene il consorzio nel lancio della campagna, “quando si parla di Parmigiano Reggiano, si parla d’amore”.

Senza scomodare troppo il sociologo svedese Zygmunt Bauman, e la sua immagine poetica ma sconfortante dell’amore liquido che pervade i nostri tempi, ci sentiamo di affermare che se non fosse per il fatto che viviamo in un mondo in cui l’amore è palesemente sempre più merce rara – in mille àmbiti sociali, nella scuola come nello sport, nei luoghi di lavoro come spesso e purtroppo nella famiglia – fare leva sull’amore, reitereandolo in mille concetti forzatamente proposti quali fossero universali rischia, a nostro avviso, di lanciare il prodotto verso un’iperbole edulcorante.

Come se di punto in bianco smettessimo di chiedere “quanto zucchero?” nell’offrire il caffè agli amici e prendessimo a versarne intere zuccheriere pensando di renderli felici.

Tanti aiuti per la promozione di pochi

Staremo a vedere come andrà, come in tanti. Alcuni probabilmente non se ne avvedranno proprio, altri ne resteranno rapiti, e alla fine sarà un successo – è evidente – anche perché i risultati come sempre arrivano quando si torna a far pubblicità. Anche e soprattutto quando gli investimenti sono ingenti e i soldi spesi sono quelli dei finanziamenti pubblici (3 i milioni di euro per altrettanti mesi di pianificazione, da qui alla fine dell’anno). Un po’ tanto (o troppo?) se si considera che alle piccole Dop e ai non-Dop arrivano – quando arrivano – poco più che le briciole.

Un plauso per il nuovo logo

Infine ed è quello che in sostanza ci ha convinti, e che alla lunga resterà, c’è il nuovo logo (la pubblicità passa, il logo resta, ndr), che sembra centrare le intenzioni di un “restyling evolutivo”. Un “logo caratterizzato da una nuova forma che richiama quella del prodotto”, spiegano dai piani alti del consorzio, “e dai colori – l’oro e il nero – che rimandano a prodotti di fascia premium, mentre la font creata ad hoc” “e il richiamo allo scalzo conferiscono maggiore identità al marchio” rispetto a quanto non avesse il logo precedente.

30 ottobre 2017

Chi voglia divertirsi a leggere di regia, fotografia, brand strategy, restyling ed heritage del consorzio (avete letto bene: di heritage, ndr) può planare direttamente nel comunicato stampa dell’ente, cliccando qui