Il cacio al tempo di Egizi e Sumeri

 

Una delle pitture che testimoniano la mungitura ai tempi degli antichi egizi (Metropolitan Museum di New York / foto tratta da wikipedia / Creative Commons©) Storia vecchia, anzi antica, quella del formaggio, o cacio che dir si voglia, a seconda  che si preferisca l’etimo latino classico “caseus” o quello latino medievale “(caseum) formaticum”, ovvero “(cacio) messo in forma”, da cui il francese antico “formage” (divenuto “fromage” nella lingua moderna) e quindi il nostro “formaggio”. Ma nel momento in cui entra nella storia, il formaggio fa il suo ingresso accompagnato da capre e da pecore – le stesse specie che segnarono gli inizi della domesticazione – e calcando la stessa scena: la Mesopotamia. È qui, infatti, nella terra tra due fiumi, che troviamo le prime tracce documentarie di questo alimento.

Il Fregio del Latte, bassorilievo sumero risalente al III millennio a.C., testimonia la pratica della mungitura in Mesopotamia (Museo di Baghdad; foto wikipedia / Creative Commons©)

 

Tra i Sumeri, per la precisione, che alla pratica della caseificazione dedicarono il “Fregio del latte”, bassorilievo ritrovato a Ur e risalente al III millennio a.C., in cui si descrivono le tecniche usate dai sacerdoti  per produrre formaggio, a sottolineare il carattere sacrale che questa attività aveva presso i popoli antichi. E il formaggio sumero era ricavato pressoché esclusivamente da latte di capra.

Che il latte fosse bevanda usatissima presso gli Egizi e che i suoi derivati – burro e formaggi – lo fossero altrettanto è attestato da reperti rinvenuti in tombe risalenti alla I Dinastia, negli scavi di Abido (Alto Egitto), dentro giare cilindriche ad uso alimentare. Numerosi poi gli affreschi che illustrano la pratica dell’allevamento bovino e ovino, la mungitura e persino scene di convito in cui viene  servito formaggio. Nell’antico Egitto erano molto diffusi il latte di capra, di pecora e d’asina, insieme a quello di vacca; come presso altre culture antiche, i buoi erano utilizzati prevalentemente come animali da lavoro. Quella egizia era già, peraltro, una “dieta mediterranea”: pesce, carne (poca quella bovina), cereali, legumi, latticini, olio d’oliva e grassi di origine animale (per condire), verdura, frutta, vino e birra rientravano infatti nel menù quotidiano, almeno in quello delle classi medie o abbienti. Certo, la collocazione sociale dei pastori non era pari a quella degli agricoltori: ad essi, infatti, toccavano le porzioni di territorio meno ambite, ovvero quelle poste proprio sulla riva del grande fiume e quindi più esposte non solo alle inondazioni, ma anche all’assalto degli insetti.

Infine, chiudendo questo breve excursus storico nel mondo della Mezzaluna Fertile, è inevitabile un cenno agli Ebrei, popolo nomade e di pastori per un buon tratto della sua storia: nella Bibbia infatti, dalla Genesi in poi, non mancano accenni alla pastorizia e al formaggio. E già nella Bibbia appare la contrapposizione agricoltore-pastore che ritroveremo in seguito presso altre culture e in altri luoghi, simboleggiata nella drammatica storia di rivalità e di sangue dei due fratelli Caino e Abele.

Nadia Butini

 
Bibliografia

Mario Liverani, "Antico Oriente: storia, società, economia", Laterza 2009

C.C.Lamberg-Karlovsky e J.A.Sabloff, "Civiltà antiche: Vicino Oriente e Mesoamerica", Benjamin/Cummings Publ., 1979

 
Approfondimenti web
Enciclopedia Treccani  / Sumeri