La Barbagia celebra il suo patrimonio canoro

12 ottobre 2008 – Il Canto a Tenore dei pastori sardi, inserito due anni fa dall’Unesco tra i beni immateriali del patrimonio intangibile dell’umanità, è stato celebrato con una manifestazione in occasione della festa di san Giovanni Battista, patrono dei pastori, a Ollolai, paese simbolo della Sardegna interna.

“Pastores Tenores”, questo il titolo dell’incontro, ha rappresentato un momento di riflessione sull’importanza e sul valore del riconoscimento assegnato dall’organismo internazionale al tipico canto sardo (che, si dice, sarebbe nato proprio nel mondo pastorale come forma imitativa del belare e del muggire degli armenti) e su come se ne possa garantire l’immortalità in una società che sempre più tende all’omologazione e alla globalizzazione.

La riflessione e la discussione (ampi i momenti di dibattito, a cui ha partecipato un numeroso pubblico) si è naturalmente allargata al mondo pastorale, che della Sardegna più autentica è il cuore pulsante, e alla vita del pastore, del quale il Canto a Tenore è una delle più significative espressioni.

I promotori di “Pastores Tenores”  – l’amministrazione comunale di Ollolai, l’associazione Tenores Sardegna, i Tenores Barbagia e il Copas (Coordinamento Pastori Sardi, anch’esso di Ollolai) – hanno invitato i protagonisti di questa cultura a “ripensare” il modo di fare il pastore, abbandonando le iperproduzioni volute dal sistema industriale e dai politici compiacenti, che hanno tentato di trasformare i pastori in allevatori, e riconquistando quello straordinario rapporto sinergico e armonioso tra l’uomo, l’ambiente e l’animale che attraverso i millenni ci ha consegnato una società coesa e solidale, con una forte identità e inserita in un contesto paesaggistico meraviglioso.

“Pastores Tenores” ha voluto rendere protagonista, con una festa senza palcoscenici e senza spettacolo preconfezionato, il pastore inteso non come mero fornitore di latte in una logica di asservimento all’industria, ma come figura centrale di una cultura complessiva fatta di tradizioni, tra cui spicca la più antica e straordinaria, quella del Fiore Sardo. Oltre al canto (cento gruppi di Canto a Tenores provenienti da tutta la Sardegna si sono esibiti in tre giorni nelle Cortes di Ollolai durante la manifestazione), “Pastores Tenores” dato rilievo alle altre espressioni culturali della Sardegna più autentica, dal Ballo a Tondo, ai Mammuthones, alla lotta “S’istrumpa”, al gioco della Morra.

“Pastores Tenores” ha rappresentato l’occasione per dibattere di sovranità alimentare e del diritto delle comunità a scegliere il proprio modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo e della necessità di avvicinare il mondo dei produttori a quello dei consumatori.

L’evento è stato organizzato sulla falsariga delle tipiche feste sarde, senza concessioni al folklore nel senso deteriore del termine e quindi senza costumi per cantori, danzatrici e danzatori, ma solo con la gente così com’è.

Collateralmente all’evento, si sono tenuti convegni con cui il Copas ha voluto illustrare ancora una volta le proprie iniziative per affermare il diritto dei produttori ad essere sovrani delle proprie produzioni. Una di queste azioni è mirata a valorizzare il Fiore Sardo, l’unico formaggio Dop sardo non producibile a livello industriale ma che di fatto una parte dell’industria isolana produce, infrangendo, evidentemente, il disciplinare (lavorazione “a caldo”, ovvero del latte ancora caldo, appena munto) senza che nessuna sanzione gli venga comminata.