Ancora una pagina di storia dell’Umanità, legata agli albori del pastoralismo, dovrà essere riscritta, a seguito di recenti studi condotti in Estremo Oriente da archeologi, paleontologi ed etnologi. Sin dalle origini, i pastori nomadi svolsero, come si sa, un ruolo fondamentale nella diffusione non solo delle specie animali ma anche di quelle vegetali. In particolare, ed è questa una delle nuove evidenze, fu grazie alle loro attività che le colture domestiche furono diffuse sulle principali vie del commercio asiatico, su quella che comunemente viene definita la “via della seta”.
A rivelarlo è uno studio della Washington University di St. Louis, pubblicato mercoledì scorso sul sito web dell’università statunitense. «I risultati della nostra ricerca», ha spiegato il responsabile di questa attività scientifica Michael Frachetti, professore associato di archeologia, «dimostrano che i pastori nomadi di 5mila anni fa ebbero un ruolo chiave nella rete dei traffici commerciali sull’asse est-ovest che collegava l’attuale Cina con il sud-ovest asiatico».
I risultati del lavoro hanno dimostrato che diverse cultivar di cereali (orzo, miglio e frumento) e leguminose (piselli) viaggiarono attraverso l’Eurasia migliaia di anni prima di quanto si pensasse sinora. Gli scienziati hanno infatti rinvenuto campioni di sementi all’interno di sepolture di pastori nomadi dell’Età del Bronzo, negli scavi di Tasbas e Begash, negli altopiani del Kazakistan, e di Ojakly, in Turkmenistan.
Si tratta delle prove dei primi traffici commerciali condotti sull’asse est-ovest nella vasta distesa di montagne eurasiatiche e al tempo stesso del più antico ritrovamento botanico comprovante l’esistenza dell’agricoltura fra i nomadi dell’Età del Bronzo. Lo studio documenta che l’antico grano proveniente dalla Cina Orientale e dall’Asia sud-occidentale si era diffuso verso il Kazakhistan, nel centro del continente, già fra il 2700 e il 2500 a.C.
«Questo studio», ha precisato il professor Robert Spengler, paleologo ed etnobotanico, «permette di riscrivere il modello che è alle spalle del cambiamento economico di tutta l’Eurasia e dimostra che i pastori nomadi avevano diversi sistemi economici e furono decisivi più in generale per rimodellare le sfere economiche dell’epoca».
A margine di questa notizia, consentiteci una nota di piccolo orgoglio italico: tra i ricercatori coinvolti nel lavoro, spicca il nome dell’italiana Barbara Cerasetti dell’Università degli Studi di Bologna. E in tempi di tagli alla ricerca e all’istruzione ci pare un piccolo segnale con cui guardare al domani.
7 aprile 2014