Turismo in Abruzzo? ”con i pastori”, parola di Nunzio Marcelli

Transumanza con turisti: un'esperienza che alla Porta dei Parchi porta ogni anno decine di turisti - foto Arpo®«Cinque pecore per turista, posson bastare?» È quel che si chiede e che domanda al Governatore della propria regione Nunzio Marcelli, presidente dell'abruzzese Arpo (Associazione Regionale Produttori Ovicaprini) in risposta alle recenti esternazioni del numero uno della Giunta Regionale, Luciano D'Alfonso. Che all'inizio della scorsa settimana aveva parlato di un Abruzzo "non competitivo sul turismo, che deve costituirsi ancora interessante", a causa degli errori fatti nelle gestioni precedenti. Sin qui il discorso potrebbe filare, ed è chiaro che arrivi dal pulpito di chi è stato eletto il 26 maggio scorso, ma se tanto ci dà tanto, è il futuro prossimo a preoccupare, visto che per D'Alfonso in passato «non si è voluto investire sulle nostre attrattive» (leggi qui).

Ma le attrattive ci sono, eccome, e bene lo sa Nunzio Marcelli, che da anni vede arrivare decine di turisti attratti semplicemente dalle sue pecore, dal pastoralismo, dalla transumanza che ancora qui si pratica, anche senza -purtroppo – nessuna infrastruttura, e che tutto quel che si fa in quest'ambito è dovuto alla volontà, al tempo, alle risorse messe in campo dai pastori, dalle loro famiglie, dai loro collaboratori.

Colto nel segno dalle affermazioni di D'Alfondo, Marcelli non ha resistito a dire la sua, parlando della sua esperienza di imprenditore e del successo delle sue iniziative, descrivendole così: «il gregge in transumanza: duecento pecore, e quaranta turisti da tutto il mondo ad accompagnarle. Altro che poca competitività: ogni cinque pecore qua arriva un turista, e facendo il verso alla nota canzone di Battisti, chiediamo: cinque pecore per turista posson bastare?».

È un fiume in piena Marcelli, davanti all'ennesima gestione politica che dimostra di non sapere di cosa sta parlando: «Ricordate quando in tv andava in onda "L'intervallo" della Rai con le immagini dalle varie regioni?» «Beh, a rappresentare l'Abruzzo era stato scelto un gregge di pecore, icona del pastoralismo. E quale fu la reazione della politica? Quella di far togliere quell'immagine che – così venne argomentata la richiesta – degradava l'immagine della nostra Regione».

E invece, la cosa è lampante da anni, da tutto il mondo i turisti arrivano in Abruzzo proprio per loro, le pecore. Per seguirle, conoscere le antiche pratiche della transumanza, fare la mungitura a mano all'alba, mangiare il formaggio fatto con le proprie mani. Antiche tradizioni che richiamano gente da tutto il mondo. «Domani parte un altro gruppo di duecento pecore, per scendere dall'Alto Sangro fino alla Valle del Sagittario: niente in confronto ai numeri che faceva l'Abruzzo solo fino a cinquant'anni fa, quando le pecore venivano letteralmente "cancellate" dalla Tv».

Per poche centinaia di pecore, stranieri e italiani arrivano ad Anversa degli Abruzzi a frotte: per seguire il gregge, camminare nelle aree ancora incontaminate della nostra Regione, «che proprio la pastorizia, nei millenni», sottolinea Marcelli, «ha conservato intatte, con il loro fascino e la loro biodiversità».

«Se come dice D'Alfonso l'immagine e l'offerta dell'Abruzzo per il turismo non brillano», prosegue il pastore abruzzese, «smettiamo di guardare a quel che hanno fatto altri: le potenzialità dell'Abruzzo sono nella sua storia, nelle sue tradizioni. Sulle quali però finora non si è mai voluto investire. Smettiamo di puntare sempre sulle stesse cose, su forme di turismo già decotte, su settori che hanno goduto di investimenti miliardari, e che ora sono al fallimento».

C'è un mondo rurale che produce a basso costo, che ha dimostrato di essere anticiclico, che sa offrire ai turisti quell'accoglienza e quelle esperienze che una consistente parte del mercato turistico cerca a livello internazionale. Insomma, le pecore ce la mettono tutta: ma mancano i servizi, gli investimenti, la scelta da parte di chi amministra di investire in questo settore. Per esempio rilanciando la rete dei tratturi, una strada verde del turismo, con i suoi monumenti, i suoi punti di sosta, le potenzialità turistiche ed enogastronomiche collegate.

«Solo cinquant'anni fa, su questi pascoli, sui nostri tratturi, c'erano milioni di pecore. Se ogni cinque pecore riusciamo a far venire un turista, in termini di competitività non abbiamo rivali. Cosa stiamo aspettando?», la domanda di Marcelli è per il Governatore D'Alfonso. Chissà se troverà argomenti per una risposta.

20 ottobre 2014