I pastori della Garfagnina in video al Trento Film Festival

Una scena di Bianca e gli altri, corto di Roberto Giomi in concorso al Trento Film FestivalÈ in programmazione per giovedì 7 maggio al Trento Film Festival il documentario “Bianca e gli altri”, scelto tra le quasi cinquecento candidature e realizzato dall’Ucg (Unione dei Comuni della Garfagnana) con la finalità di far conoscere il recupero degli ovini di razza Garfagnina Bianca, i loro territori e i paesaggi della pastorizia di una delle zone a torto meno conosciute dell'intera Toscana.

L'iniziativa dell’Ucg era anche quella di far conoscere il lavoro dei pastori, senza i quali gli ovini che furono raffigurati nei dipinti di Giotto, oggi sarebbero estinti. Il video parla di loro, del loro lavoro, ma anche dei territori, dei paesaggi, dei personaggi, degli uomini e di un contesto sociale senza i quali questo recupero non sarebbe stato possibile.

Il video, girato nel 2014, testimonia le vite dei pastori e delle loro famiglie, le pratiche pastorali ancora in uso, i prodotti, gli usi e costumi e più in senso lato la cultura pastorale della zona, si snoda attraverso le riprese effettuate a Castelnuovo Garfagnana, Pieve Fosciana, Sillico, San Pellegrino in Alpe, seguendo le greggi nelle loro transumanze e nella stagione d’alpeggio.

Una scena di Bianca e gli altri, corto di Roberto Giomi in concorso al Trento Film FestivalProtagonista del racconto sono Bianca e una ventina di pastori, che sotto la guida di uno di essi, Mario Cavani, hanno messo le proprie competenze a disposizione di un progetto importante per la valorizzazione e la salvaguardia della biodiversità e della montagna stessa. Le riprese sono state affidate a Roberto Giomi, videomaker con una passione viscerale per il mondo rurale e montano e per le infinite storie che riesce a raccontare.

Il progetto di recupero della Garfagnina Bianca, partito con poche decine di esemplari ha avuto il merito di ripopolare gli ovili garfagnini sino a raggiungere gli oltre mille esemplari attuali, in un percorso più ampio intrapreso dall’Ucg per il recupero produttivo di selve, fagiolaie, patataie e – per l'appunto – degli alpeggi. Progetti che guardano alla filiera (per le pecore si parla di formaggio, carni, lane ma anche di territori e paesaggi) e che mirano a dimostrarne la sostenibilità ambientale e soprattutto economica e la possibilità di vita di montagna al passo con i tempi e in sintonia con l'ecosistema. Dal progetto emergono i micropaesaggi produttivi e tipici della montagna garfagnina, i piccoli episodi che tutti insieme, sommati ad altrettanti episodi di cultura, arte, ambiente, geologia, contribuiscono a costruire un sistema complesso e infinito, attraente soprattutto per quel turismo consapevole e di basso impatto di cui la montagna ha bisogno.

Una scena di Bianca e gli altri, corto di Roberto Giomi in concorso al Trento Film FestivalI responsabili lo hanno definito "un progetto visionario e concreto, di cui il paesaggio buono da mangiare, il paesaggio antropico per eccellenza, disegnato per la produzione di cibo in condizioni difficili, è protagonista indiscusso". Per Sandro Pieroni, dirigente dell’Ucg e responsabile del progetto, «la Garfagnana è una terra in cui è ancora presente un grande patrimonio di biodiversità agraria coltivata ed allevata, segno di una ricchezza culturale che oggi può essere valorizzata per divenire il motore di un processo innovativo di governance del territorio».

Non a caso, a partire dal 2004 l’Ucg ha avviato un articolato progetto di recupero e salvaguardia delle antiche varietà coltivate, costituendo una delle sedi regionali della Banca del Germoplasma. Oggi presso la "banca" sono conservate oltre un centinaio di antiche varietà orticole, duecentoquarata piante madri di varietà frutticole e cinquanta varietà di vite con circa 1.200 esemplari. Salvaguardare questa biodiversità significa valorizzare e dare riconoscimento alla cultura e alle tradizioni ancora vive nelle montagne garfagnine, assicurare dignità agli allevatori rimasti, riconoscere loro un ruolo essenziale di presidio di un territorio, senza il quale il delicato equilibrio della montagna verrebbe messo in pericolo.

Riferendosi alla partecipazione al Trento Film Festival, e alla produzione del video, Roberto Giomi ha parlato di un'esperienza significativa, in cui «Mario Cavani, la sua famiglia e tutti gli altri pastori hanno contribuito a tessere un racconto corale, dove emerge l’importanza del rapporto con l’ambiente per vivere in montagna». «Una scelta di vita non facile», ha proseguito Giomi, «per noi che dalle città osserviamo romanticamente ma che dobbiamo condividere e supportare senza sentimentalismi, ma piuttosto con partecipazione e riconoscenza, se desideriamo che il pianeta, in tutte le sue declinazioni, conservi un equilibrio».

Un’occasione per portare la Garfagnana in un luogo “sacro”, il Trento Film Festival, per la comunicazione della montagna e dei suoi ambienti naturali e sociali. Un’opportunità per raggiungere, grazie alla portata internazionale del festival e alle caratteristiche del web, l’ampio pubblico di una delle rassegne più importanti e seguite d’Europa dedicati al mondo della montagna.

Il documentario, in programmazione il 7 maggio prossimo a Trento nel corso del festival, rimarrà poi visibile sul sito ufficiale della manifestazione, raggiungibile cliccando qui. La presentazione e il trailer del video sono qui.

20 aprile 2015