Capire come siamo oggi, sapendo chi eravamo ieri. È questo uno dei presupposti della ricerca condotta dalla Sosam (Società Storica dell’Alta Maremma) e dall’Irta-Leonardo (Istituto di Ricerca sul Territorio e l’Ambiente), due realtà che si occupano della creazione di un archivio della memoria. Nei primi anni della sua attività l’istituto ha promosso – attraverso interviste, prima soltanto in audio, in seguito videoregistrate – la conoscenza dell’universo contadino toscano, raccogliendo testimonianze dei protagonisti del mondo rurale e realizzando, con le informazioni raccolte, un database davvero molto corposo ed esaustivo da cui scaturiscono il video “La transumanza in Toscana” e il libro “Tra montagna e Maremma” (il suo e-book, gratuito, è scaricabarile da qui) che vengono presentati alle 17 di oggi, lunedì 4 maggio, a Suvereto, in provincia di Livorno, nell’ambito delle iniziative del “Maggio Suveretano”.
Lo studio del mondo pastorale più autentico non poteva di certo trascurare la pratica della transumanza, che coinvolge le campagne e le aree montane, solo in parte agricole, e si presenta come una prosecuzione e allo stesso tempo come un nuovo orizzonte di ricerca. Finora l’attenzione dei responsabili dell’istituto era stata posta sul classico tessuto economico-sociale toscano, fatto di rapporti sviluppati sull’asse città-campagna-borghi (artigianali o agricoli). In questi rapporti erano predominanti le attività agricole e le industrie di trasformazione dei loro prodotti, con un’esistenza peraltro di attività manifatturiere, che nel Novecento avevano aperto strade verso l’industria moderna, testimoniate dalla galleria di storie dei protagonisti delle interviste.
Questa ricerca sulla transumanza in Toscana apre nuove e più ampie prospettive rispetto all’attività agricola o agricolo-industriale finora affrontata, ma allo stesso tempo si collega ad essa. Attraverso vari tipi di fonti (dalla documentazione archivistica a quella iconografica e fotografica, dalle piante dei catasti storici alla storia orale) si sono ricostruiti gli spazi e i tempi della pastorizia migrante, connessi sin dall’origine a quelli dell’attività rurale stanziale, l’agricoltura, con un incastro degli spazi e delle loro diverse fruizioni.
Negli ultimi sessant’anni di questa plurisecolare vicenda, le sorti dei pastori migranti che si fanno stanziali e diventano agricoltori nelle vecchie aree della transumanza si intrecciano con quelle di altri pastori che entrano in fabbrica, insieme a contadini che prima li ospitavano assieme alle greggi, e che negli anni del boom economico abbandonano le terre. Le testimonianze dai diversi mondi rappresentano dunque un documento di inestimabile valore per chi abbia voglia di conoscenza, e su cui si dovrà riflettere.
4 maggio 2015
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