Il mondo pastorale è sempre più connesso alla rete in ogni angolo del pianeta, e così la Fao (Food and Agriculture Organization), sostenuta dall’Unione Europea, dalla Germania (1,7 milioni di dollari stanziati) e da altri partner (“brilla” l’assenza dell’Italia) lancia il “Pastoralist Knowledge Hub”, piattaforma online che consentirà agli allevatori di bestiame non stanziali di connettersi e di crescere nella conoscenza, e di confrontarsi, condividendo ciascuno il proprio sapere e quello degli altri in un fare comune.
Lo ha reso noto la Fao lunedì scorso 27 aprile, sottolineando quanto solo “i pastori” siano “in grado di produrre cibo dove non può esserci terra coltivata”. «Eppure», afferma Helena Semedo, vice direttrice generale della Fao, «i loro problemi trovano poco ascolto nella comunità internazionale».
«Questa iniziativa», prosegue la Semedo, «è una piattaforma importante per aiutarli a far sentire la propria voce, per condividere conoscenze e influire sul dibattito politico». “Questo centro di conoscenze”, scrive la Fao a tale proposito, «offre anche un database delle ricerche sulla pastorizia, contatti per una rete mondiale di rappresentanti pastorali, un forum di discussione e le istituzioni di partenariato. Include inoltre un meccanismo che consente alle comunità pastorali di selezionare e nominare propri rappresentanti ai forum globali, come ad esempio il Comitato sulla sicurezza alimentare mondiale”.
“Da adesso sino all’ottobre del 2015”, prosegue il documento diffuso dalla Fao su questa iniziativa, “si terranno sette incontri regionali con le reti di pastori per dare forma a questa iniziativa”. Le centinaia di milioni di pastori che gestiscono i pascoli del mondo fanno infatti affidamento su un ricco patrimonio di conoscenze tradizionali per sopravvivere in alcuni degli ambienti più difficili del pianeta. I pastori sono e rimangono importanti produttori di bestiame, di carne, di latte, di lana e di cuoio (e dei loro derivati) e in molti Paesi producono più della metà del Pil agricolo. Il pascolo di bestiame fornisce anche preziosi vantaggi per gli ecosistemi, come aiutare a riciclare piante in terreno fertile e controllare la crescita di arbusti selvatici e di infestati e offre a chi li consumi dei prodotti alimentari con nutrienti non reperibili nell’alimentazione industrializzata.
“Tra le più note società pastorali”, sottolinea la Fao, “vi sono i beduini del Nord Africa e della penisola Arabica, i Masai in Africa orientale, gli Sherpa in Nepal, i Navajo nell’America del Nord e i Sami in Scandinavia”. Nonostante la loro importanza per la produzione alimentare e per gli ecosistemi (troppo spesso disconosciuta dai governi locali) i pastori sono stati sinora emarginati nei processi decisionali sulle questioni che più direttamente li riguardano, ma che a pensarci bene riguardano tutti noi: dalla riduzione dei pascoli disponibili alla movimentazione degli armenti, con difficoltà e motivazioni spesso gratuite e con atteggiamenti che anziché agevolarli nell’agire ne influenzano negativamente la vita e i mezzi di sussistenza. Pastori che spesso hanno dovuto subire e subiscono, ancor oggi, i tentativi di modificare i loro stili di vita nomade e che arrivano persino a privarli dell’accesso ai servizi scolastici e sanitari. “Le popolazioni pastorali”, prosegue la Fao, “sono ancora poco rappresentate nei processi decisionali nelle istituzioni ad alto livello come le Nazioni Unite o nei loro governi nazionali.
La piattaforma che è stata costituita per avviare l’hub vede coinvolte come istituzioni partner l’Unione africana, l’Unione europea, il Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, la Banca Mondiale, organizzazioni non governative e organizzazioni di pastori.
«Queste organizzazioni», ha commentato Lalji Desai, segretario generale dell’Alleanza mondiale dei Popoli indigeni nomadi, «possono condividere il lavoro e le risorse sulla pastorizia e consultarsi attivamente tramite i network pastorali. La piattaforma mira a riunire tutti i gruppi e le organizzazioni pastorali per far conoscere i problemi della pastorizia alla comunità internazionale».
4 maggio 2015
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