Villa Burba è una fascinosa dimora storica seicentesca, nei pressi di Rho, a due passi da Expo 2015. Da oggi sino all'8 giugno è anche la sede di "Pastori dell'alpe. 100 storie, 100 volti per nutrire il Pianeta", una "mostra-sentiero" – così la definiscono gli organizzatori – voluta dalla Provincia Autonoma di Trento per raccontare l’epopea dei pastori-malgari del Trentino. Ma anche un'opportunità per riflettere su dove sia finito quel mondo, quali trasformazioni siano accadute e cosa ci si venga proposto oggi in alternativa. E perché.
La mostra narra – attraverso le foto di Carlo Corradi e dell'archivio storico di Trentino Marketing – un mondo di gente che sino agli Anni '70, regolarmente saliva agli alpeggi in primavera, per scenderne in autunno. Si badi bene, non si tratta di un racconto fatto di "amarcord" fini a sé stessi, bensì proposto quale anello di congiunzione tra il passato, il presente e un futuro ancora possibile. Ottanta le video-interviste dedicate ai protagonisti di allora e venti a quelli di oggi: in larga parte giovani, che affrontano quella vita con una mentalità, un approccio e un fare assai diversi da quello dei loro "padri", pur conservando di essi il ruolo di "sentinelle" di una terra "di mezzo" tra la pianura e l'alta montagna più aspra.
Una mostra che è storia collettiva fatta di uomini, montagne e animali, inseriti all'interno di una preziosa biodiversità, con il pascolo che rappresenta un confine naturale tra lo spazio roccioso delle alte quote e il fondovalle, naturale limite e confine, abitato dall’uomo fin dall’antichità.
Il percorso espositivo è una sorta di mostra-sentiero che parte dalla pianura per salire agli alpeggi e ci offre l'emersione silenziosa di un mondo invisibile, che troppo spesso è sommerso dalla banalizzazione retorica del folclore e dalla mistificazione romantica, e che qui ci è restituito nella sua più vivida realtà.
La ricerca sul campo dei nomi, dei volti e delle storie, ha permesso ai protagonisti d'un tempo di riemergere dalla grande rimozione che li ha nascosti al mondo. Lo stesso mondo che per decenni hanno nutrito. E dal racconto degli uomini trapela la narrazione di quel che contava e che ancor oggi conta, per chi sa guardare e vedere: conta l'erba come valore assoluto e l'animale con essa, e conta il collettivo come valore sociale. Una vita che era ed è fatica, da cui trapelano insegnamenti forti, per chi li sappia recepire. Come quelli che legano l'uomo e gli animali in un rapporto di mutuo, naturale e silenzioso sostegno, con il malghese che, "addormentatosi in sella al suo cavallo per salire in alpe, in alpe si ritrova (accadeva e ancora accade, ndr) immancabilmente dove deve andare". O di quelle volte che, "tanto era fitta la nebbia, che l'unico modo per andare dove si doveva era quello di attaccarsi alla coda della mucca e di lasciarsi guidare da quella".
Un rapporto di fortissima reciprocità, quello che si instaura tra le bestie e i malghesi. Le tante storie raccolte dalla curatrice Roberta Bonazza – che della mostra è anche l'ideatrice – lo confermano: il legame tra animali e uomo è fortissimo, e dai racconti trapelano le indoli delle varie specie, in una narrazione fatta di vacche pazienti, capre dispettose e pecore docili. Assieme agli uomini e alle donne (poche), i cani, fedeli compagni di sempre.
E così emerge poco a poco il mosaico del sistema-malga, fatto di pastori, vachèr e capimalga. E di casari-alchimisti e di regole dell'alpe che nessuno ha mai scritto ma che esistono eccome, fissate nelle buone pratiche che non lasciano spazio agli errori: se le bestie non stanno bene, il loro latte non sarà di qualità, e se il latte non sarà di qualità, il formaggio men che meno.
Una mostra da visitare, insomma, per sapere e per riflettere. Una mostra su cui ci offre altri dettagli il sito web "Cultura Trentino" – clicca qui per leggere – con le interviste a Claudio Martinelli, dirigente del Servizio Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento e ad Annibale Salsa, antropologo e presidente del comitato scientifico Accademia della Montagna, oltre che alla già citata Roberta Bonazza.
Noi cogliamo un altro merito ancora, in questa mostra: quello di mettere in luce, per differenza, gli errori fatti in questi quarant'anni da politica e affaristi del "sistema-latte" del Trentino, che dopo aver snaturato buona parte della zootecnia montana piangono oggi (leggi qui e qui) la fine di un'illusione: quella di poter puntare alla quantità rinunciando alle qualità d'un tempo, quella di chi ha barattato la biodiversità con l'industrializzazione, portando buona parte di un mondo nel vicolo cieco della competizione globale.
Non resta altro da fare: chi ha resistito a quell'onda sin'oggi si unisca ai nuovi e giovani malghesi e caprai. Se tanta cosciente e colta consapevolezza verrà portata sul piano del fare concreto, allora la montagna trentina, come molte altre, potrà ancora dire la sua, per lungo tempo ancora.
11 maggio 2015
"Pastori dell'alpe. 100 storie, 100 volti per nutrire il Pianeta"
℅ Villa Burba – corso Europa 291 – Rho (MI)
dall'8 maggio all'8 giugno 2015
tutti i giorni dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:30
Foto di Carlo Corradi e dell'archivio storico di Trentino Marketing
Testi di Alberto Bertolli, botanico del museo civico di Rovereto, e di Franco De Battaglia
Video di Luciano Stoffella
La mostra, ideata e curata da Roberta Bonazza, è promossa dalla Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con:
– Comune di Rho
– Trentino Marketing
– Associazione Museo della Malga
– Talent4Rise
– Fondazione Dolomiti Unesco
– Comunità delle Giudicarie
Una volta chiusi i battenti a Rho, la mostra verrà trasferita sino alla fine di ottobre nella sede di Palazzo Roccabruna a Trento, all'interno delle manifestazioni di "Expo in Trentino".
per maggiori informazioni:
Ufficio Cultura di Villa Burba
Corso Europa 291 – Rho
tel 02.93332269-238-518