Al via il progetto che avvicina i pastori al mondo urbano

Un momento dell'addestramento dei pastori all'interno del progetto PastursDi "Pasturs" parlammo già nel marzo scorso, in occasione della sua presentazione. Uno degli obiettivi dichiarati del progetto riguarda la presenza dell'uomo nelle terre alte delle Orobie bergamasche, e punta a migliorare la sua convivenza tra pastori e predatori. Ora si passa dalla teoria alla pratica: con la salita agli alpeggi del malghesi e degli armenti, ecco che dal 15 giugno scorso trentacinque giovani volontari e cinque pastori vivranno la loro prima esperienza insieme.

Un'esperienza insieme in un ambiente straordinario, da tutelare e valorizzare proprio attraverso la presenza dell'uomo e degli erbivori transumanti, unica alternativa all'abbandono che porta desolanti scenari di inselvatichimento (boschi che inesorabilmente avanzano) e incendi (dolosi o meno, che divampano veloci proprio se il il sottobosco è "sporco" e inselvatichito).

Un momento dell'addestramento dei volontari all'interno del progetto PastursIdeato dalla Cooperativa Eliante Onlus, il progetto Pasturs ha quindi preso il via circondato da un diffuso scetticismo da parte del mondo della montagna che si chiede e chiede se riusciranno un manipolo di ragazzotti a fermare i lupi, animali astuti, organizzati e in grado di adattare le loro strategie alle varie situazioni presenti e mutevoli nei vari territori e nel tempo.

A dire il vero una preparazione – quantomeno teorica – i ragazzi coinvolti da Eliante ce l'hanno per gestire alcune delle nescissità che si presenteranno: chi laureando all'Università della montagna di Edolo, chi alle prese con gli studi di ingegneria ambientale, si sono divisi in tanti gruppi e si alterneranno nel tempo al fianco dei pastori coinvolti, che per ora sono Emanuele Manzoni di Piazzolo, in Val Brembana, Andrea Morelli a Colere, in Val di Scalve, e Giuseppe Salvi, al Passo della Presolana.

I giovani volontari daranno il loro contributo nei mesi dell'alpeggio per posizionare le recinzioni elettrificate (paletti da conficcare nel terreno, spesso sassoso, filo elettrico da stendere e batteria da collegare), per sorvegliare il gregge, per gestire i cani da guardiania. Ma anche per cercare di sensibilizzare i turisti e gli animalisti (forse il compito più arduo), che troppo spesso dovrebbero sapere e non sanno, dovrebbero conoscere e non conoscono, e nonostante ciò parlano e straparlano, comportandosi a volte come se la casa d'altri (la montagna monticata) fosse casa loro (tanto per dirne una: quanti di essi tengono al guinzaglio i loro cani?).

Staremo a vedere se – come ci si a augura – Pasturs porterà risultati positivi, se i volontari di oggi troveranno sostituti nei volontari di domani, se insomma si concretizzerà quel circuito virtuoso che tanto si spera si possa instaurare. Attraverso di esso si potrebbe auspicare la nascita di una vera e propria cultura della collaborazione tra mondo pastorale e mondo urbano, e una condivisione in grado di modificare – in meglio, una volta per tutte – le vicende di un mondo sempre più a disagio con gli "altri", con le istituzioni locali, nazionali ed europee.

Guardiamo quindi a questi primi alpeggi delle Orobie bergamasche nella speranza che un domani il modello di Pasturs possa allargare il proprio raggio d'azione anche altrove. Ce ne sarebbe davvero un gran bisogno.

20 giugno 2016

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