La riforma dei Parchi all’approvazione del Senato. Coldiretti interviene ma si dimentica dei pastori
La legge di riforma dei Parchi italiani, approvata la settimana scorsa alla Camera dei Deputati prosegue il suo iter che la porterà in Senato per il possibile “sì” definitivo e già scalda animi e interessi dei vari “attori” dello scenario politico italiano. Tra i soggetti più attivi nell’intervenire sulla questione, brilla la Coldiretti, mai come oggi interessata alle questioni ambientali, naturalistiche, paesaggistiche, di tutela dei territori più fragili e dei pochi produttori estensivi che operano al loro interno.
La prima associazione agricola italiana, da sempre più attenta alle realtà maggiormente produttive e industriali (quante battaglie mediatiche al Brennero, con gli allevatori da centinaia e migliaia di vacche!, ndr), stavolta si interessa all’ambiente, annunciando “tante novità con la legge di riforma in materia di parchi”. “Essa” (la legge), recita un comunicato di Coldiretti Giovani Impresa”, “rappresenta una tappa fondamentale per restituire ruolo e reputazione ad organismi in grado di promuovere progetti innovativi, basati sulla collaborazione tra imprese e luoghi, in vista di uno sviluppo locale sostenibile”.
È quanto si afferma in riferimento all’approvazione da parte dell’aula della Camera del cosiddetto DDL Parchi che reca nuove disposizioni in materia di aree protette, dopo l’ampio esame della Commissione Ambiente, presieduta dall’onorevole Ermete Realacci.
“Particolare valore”, prosegue il comunicato, “è da riconoscere alla partecipazione degli agricoltori (e i pastori?, ndr) nei consigli di gestione delle aree protette, in vista di superare la marginalità e integrare i parchi nel complessivo sistema istituzionale garantendo il necessario consenso sociale. Soprattutto si afferma l’orgoglio di vivere nei parchi da parte degli agricoltori (ma dài, ma i pastori no?!?, ndr) residenti nella convinzione, fatta propria dalla proposta di legge, che solo un’agricoltura che produce fa bene all’ambiente” (e la pastorizia no? ma chi scrive questi comunicati?, ndr).
«Finalmente, trascorsi venticinque anni dall’originario testo», interviene il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo, «i parchi hanno anche una precisa missione: quella di diventare laboratori di sviluppo della multifunzionalità agricola e di rendere protagoniste le collettività residenti». Ora bisogna auspicare, conclude il numero uno della prima confederazione agricola, «un passaggio veloce al Senato dove è atteso per la terza lettura, per arrivare al più presto all’approvazione definitiva».
Il comunicato di Coldiretti Giovani Impresa termina con il classico “della casa”, lo sciorinamento numerico fine a sé stesso, su uno dei temi più in voga da qualche tempo: “Il binomio ambiente e agricoltura”, spiegano alla Coldiretti, “è ormai imprescindibile e in tal senso è importante sottolineare l’argomento biodiversità. L’Italia oggi, detiene il record europeo della biodiversità (sì, ma non è certo merito di Coldiretti, fautrice della zootecnia intensiva che tutto appiattisce, riduce e annulla, ndr), con 55.600 specie animali pari al 30% delle specie europee e, 7.636 specie vegetali”.
“Un primato”, prosegue il comunicato stampa, “raggiunto anche grazie al fatto che in Italia ci sono ben 871 parchi e aree naturali protette, che coprono ben il 10% del territorio nazionale (il merito dei pastori, che con il pascolamento diffondono specie vegetali altrimenti a rischio, non viene neanche citato, qualcuno potrebbe pensare per semplice ignoranza, ma il problema reale sta nell’abissale distanza tra il mondo delle conferazioni agricole e quello della pastorizia, ndr).
“Il nostro Paese”, conclude Coldiretti, “ha conquistato anche il primato /green/ con quasi cinquantamila aziende agricole biologiche (ben sappiamo quanto il biologico abbia perso terreno a causa delle molte, facili e gravi truffe registrate negli ultimi anni in Italia, ndr) in Europa ed ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm (uno dei cavalli di battaglia dell’associazione “gialla”, ndr) proprio a tutela del patrimonio di biodiversità”.
Peccato infine che i paladini delle battaglie anti-lupo (sempre e solo combattute a parole, ndr) stavolta si siano dimenticati del predatore che proprio nei Parchi e nelle aree limitrofe ad essi fa il bello e il cattivo gioco, mettendo a dura prova la sopravvivenza del mondo pastorale. Una “dimenticanza” che coincide con le molte attenzioni che le associazioni ambientaliste e animaliste stanno dimostrando (per quanto parzialmente, con molte migliori argomentazioni) per la nuova legge di riforma dei Parchi.
Come già altre volte è accaduto, la prima associazione agricola s’impone ancora all’attenzione della cronaca tanto per dire, più che per fare. Conquistare spazi mediatici appare sempre più avere una valenza unica: quella di ricordare al mondo la propria esistenza. In fin dei conti, “se ci si dimentica dei pastori sino al prossimo comunicato”, penseranno quelli che muovono i fili di questo triste teatrino, “non importa più di tanto: domani è un altro giorno, e di qualcos’altro si tornerà a parlare”.
26 giugno 2017
A chi fosse interessato alle “competenze” della Coldiretti sulle tematiche pastorali, proponiamo una interessante lettura dal vecchio blog di Marzia Verona, Storie di pascolo vagante. Una cronaca commentata che, a distanza di quasi un anno risulta attualissima ancor oggi, come probabilmente sarà tra millant’anni.