Importante. E incisivo. Sono questi i due termini che meglio si addicono a raccontare il convegno che sabato scorso si è tenuto a Moretta, nel cuneese, e il cui esito è destinato a rafforzare le coscienze, la determinazione e la fiducia nei pastori che vi hanno partecipato e a innescare nel mondo pastorale – lo speriamo vivamente – qualche diffuso e positivo cambiamento in futuro. L’appuntamento, intitolato “Pastorizia: un mestiere da difendere” si è tenuto presso il locale Istituto Lattiero-caseario ed ha segnato l’avvio del progetto Propast * dell’Università di Torino (Dipartimento di Scienze Zootecniche), che ha trovato il forte supporto dell’assessore regionale all’agricoltura e foreste Claudio Sacchetto. Qui di seguito, la cronaca del professor Michele Corti dell’Università di Milano, che era presente al convegno e che partecipa al progetto.
Le relazioni dei tecnici e degli amministratori intervenuti al convegno, e le conclusioni dell’assessore, hanno rappresentato finalmente una chiara e impegnativa presa di posizione a favore della pastorizia. Certo, la parte più interessante del convegno è stata quella affidata ai protagonisti; gli interventi dei pastori (molti disponibili in audio cliccando qui), alcuni venuti dall’estremo opposto del Piemonte, altri ancora da diverse regioni e persino da oltralpe per testimoniare le loro esperienze ed esprimere le loro posizioni in materia di “politica del lupo”. Sì, perché, anche se si sono toccati parecchi altri temi importanti, il lupo ha catalizzato l’attenzione dell’appuntamento. Non sarà l’unico problema, forse neppure il più grave, ma è quello che suscita reazioni tra le più appassionate.
La testimonianza di Dino Mazzini, il pastore emiliano che ha dovuto chiudere l’azienda dopo anni di continui attacchi da parte dei lupi, ha colpito non poco i pastori piemontesi (qualcuno è arrivato a dichiararsene scioccato, ndr). Poi ci sono state le testimonianze degli svizzeri e di una allevatrice ossolana espressione di una “linea della fermezza”, decisa a contrastare il lupo sul piano dell’attivismo.
Negli interventi degli allevatori locali, ovvero delle valli di Cuneo e di Torino, si sono potute cogliere sia note di rassegnazione che posizioni molto decise e combattive. Pur con diverse sfumature i pastori hanno espresso però con chiarezza alcune “rivendicazioni”: rifiuto di quella che viene definita “l’elemosina”, ovvero le poche centinaia di euro del premio per il “pascolo gestito”. Che appare un insulto se confrontate con i milioni di euro spesi a favore del lupo e per il Centro Grandi Carnivori di Entraque. Inoltre più che aiuti in denaro i pastori desiderano essere messi in condizione di poter svolgere il proprio lavoro con serenità traendone un reddito onorevole.
A giudicare dal tono degli interventi c’è da scommettere che seguiranno presto iniziative concrete da parte dei pastori. Intanto il progetto Propast comincia a far parlare di sé, a trasmettere ai pastori la sensazione che il loro punto di vista è preso sul serio dalle istituzioni e che saranno sostenuti su terreni molto concreti.
Oltre al problema del lupo c’è anche quello la valorizzazione della carne ovina, il rilancio della caseificazione in alpeggio, il calmiere delle speculazioni sui pascoli.
25 febbraio 2011
* Il nome Propast ha un duplice significato, che lo si legga in italiano o in occitano: “pro past.ore past-orizia” ovvero “pro past (passato, ovvero cultura) ma anche past.re (pastre è il pastore, in occitano)” . Un acronimo multifunzionale, come il mestiere del pastore