Il baratto salva la festa dei pastori: spese pagate con le agnelle

In tempi di crisi, si sa, ogni soluzione è buona pur di risparmiare, per non parlare di quando le finanze sono a secco, e allora sì che per fare ciò che c’è da fare, più che tirar la cinghia serve l’ingegno. E così è accaduto che nella Sardegna dei pastori, che da tempo è patria di ogni crisi economica italiana, qualcuno abbia pensato di finanziare la festa di Sant’Elia (il patrono dei pastori, ndr) pagando in natura, con delle pecore e un ariete, quel che c’era da pagare.

È accaduto così a Nuragus, in provincia di Cagliari, che in previsione dell’evento – che si terrà come tutti gli anni il 6 di luglio – gli organizzatori, non avendo un centesimo in cassa, hanno tentato il tutto per tutto con il gruppo musicale di Gigi Sanna, offrendo a questo un budget ridotto rispetto al passato e a conguaglio un po’ di capi ovini.

Ed è andata come neanche il più ottimista poteva immaginare: Sanna, che oltre a suonare è pastore, ha accettato il pagamento in natura: otto giovani pecore e un ariete di razza sarda, di buona genealogia, e poi coi suoi strumentisti se la vedrà lui, se regolarsi con formaggi e ricotte oltre che col denaro.

Torna a diffondersi, con questi episodi più visibili ma nelle quotidianità di molti la pratica del baratto. Sussistenza, fratellanza nel disagio, determinazione a superare una crisi che non sarà facile per la gran parte del Paese, ma tant’è. E chi la va a raccontare ha anche e giustamente un pizzico d’orgoglio per la determinazione a volercela fare, ad andare avanti in qualche modo.

E così la festa si farà, e sarà la più bella di questi ultimi anni, proprio per la sua componente che proviene “dal basso”, dal popolo e dal suo spirito di adattamento e di solidarietà. Su questo in Sardegna non si deve imparare niente da nessuno, e chi ha umanità e sensibilità guarda all’orgoglio e alla resistenza dell’isola con stima viva e fraterna.

Nel frattempo il “morbo” del pagamento in natura pare stia dilagando: da Ploaghe, saputa la notizia, hanno contattato il gruppo proponendo un pari ingaggio: una parte in denaro e una in bestie, e Sanna e i suoi ne parlano soddisfatti e divertiti ma anche un po’ sbigottiti per il tanto interesse suscitato nei media.

Fatto sta che il cartellone dei concerti è appena all’inizio della programmazione: se l’idea dovesse contagiare altri organizzatori di eventi una parte dei pastori – quelli che suonano e cantano – potrebbero forse uscire dalla crisi per qualche mese almeno. E di sicuro con il lavoro – chi lo sa – a crescere sarebbe forse anche il “loro” gregge.

28 aprile 2012