Torna a squarciarsi il velo di omertà che da anni cela uno dei gravi problemi che attanagliano il mondo pastorale, quello dei pascoli sottratti ai legittimi destinatari da speculatori che, per accaparrarsi i fondi comunitari, utilizzando società di comodo e fanno breccia nella complice responsabilità di molti amministratori locali. A trattare la questione è ancora una volta il quotidiano Il Messaggero nella sua edizione dell’Umbria, che giovedì scorso ha pubblicato un dettagliato articolo intitolato “I 5 Stelle: la Regione spieghi se l’assegnazione dei pascoli avviene in maniera corretta”(*).
La cronaca del quotidiano umbro rende conto dell’interrogazione presentata all’Assemblea Legislativa della Regione Umbria da due consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle – Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari – che hanno interrogato l’assessora all’Agricoltura Fernanda Cecchini per sapere se – come riferisce Il Messaggero – «non ritenga che quanto emerso dalla stampa relativamente all’assegnazione di pascoli in zone montane a società che prendono contributi europei, ma non ci portano gli animali, già ampiamente noto presso molte nostre comunità locali e già accaduto in altre zone d’Italia, non configuri una vera e propria estesa truffa nei confronti dell’Europa, dello Stato, della Regione e dei Comuni interessati, oltre a risultare di grave pregiudizio alla libera concorrenza tra imprese».
Sulla difensiva è apparsa la replica dell’assessora Cecchini, che ha invitato i due esponenti pentastellati a rivolgere le loro recriminazioni agli enti competenti (in primo luogo all’Agea, ndr), in quanto quelli regionali non hanno competenza in materia e non possiederebbero neanche dati certi relativi all’estensione dei pascoli. Dopo aver sottolineato che l’ente regionale umbro dà il suo supporto a pastori e allevatori (misure per il benessere animale), l’assessora ha poi fornito qualche informazione circa i pascoli assegnati attraverso bandi che non prevedono l’inserimento del criterio di residenza, indicando tra essi il Monte Subasio, il Monte Peglia, la Selva di Meana e i territori dell’Alta Umbria. Molti altri pascoli (circa 60mila ettari) sarebbero di proprietà privata, e circa 25mila ricadrebbero all’interno del demanio civico, venendo assegnati con i criteri delle Comunanze agrarie dalle stesse comunanze oppure dai Comuni che ne svolgono le funzioni. Questi ultimi pascoli vengono affidati in primo luogo a chi ne ha diritto all’interno della Comunanza, e solo in caso di mancata richiesta sono concessi attraverso procedure pubbliche.
Alle spiegazioni addotte da Cecchini, Liberti ha replicato invitando la stessa a sollecitare Agea: «Essendo in questi giorni Agea in Umbria, gli andrebbero portate segnalazioni pubbliche per renderli edotti della grave situazione in corso. Come gruppo politico lavoreremo per eliminare queste “storie” altrimenti le belle parole e gli impegni sul “benessere animale” serviranno a ben poco».
“È evidente”, aveva scritto giorni orsono Liberti sul sito web del Movimento 5 Stelle dell’Umbria, “che tale collaudato, vergognoso meccanismo è fiorito, tra estese complicità, sul sopruso, sull’abuso, sugli occhi e le orecchie chiuse di numerose organizzazioni pubbliche e private, giacché al sottoscritto risultano numerose denunce e segnalazioni a politici, autorità e associazioni. Senza esito alcuno”.
“Porteremo avanti questa battaglia”, concludeva il consigliere pentastellato umbro, “assieme ai nostri parlamentari: faremo piazza pulita di questo marciume per restituire legalità e giustizia alle troppe vittime di siffatto sistema, riconsegnando le montagne a chi ne ha davvero bisogno. Sperando che non sia troppo tardi”.
30 aprile 2018
(*) L’articolo del Messaggero (“I 5 Stelle: la Regione spieghi se l’assegnazione dei pascoli avviene in maniera corretta”) è consultabile cliccando qui.