Sardegna: di pastorizia si muore, se la politica non fa il suo dovere

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Come previsto – e come annunciato da noi due settimane or sono – lo scorso primo maggio il ministero agricolo ha avviato la sospensione semestrale delle licenze concesse alla Ifcq Certificazioni Srl. Sino al 1° novembre quindi tutti i controlli già assegnati alla società friulana saranno svolti da un rinnovato team, sotto il rigido controllo dell’Icqrf (Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi) del ministero stesso.

A proposito della vicenda da cui il provvedimento è scaturito, negli ultimi giorni si sono registrati nuovi sequestri di prodotto (leggi qui) e qualche ulteriore presa di posizione su un sistema la cui inadeguatezza in determinate realtà territoriali pare non abbia stupito nessuno. Tra le voci che si sono espresse con maggior energia, si è fatta apprezzare, nei giorni scorsi, quella dell’associazione di categoria Coopagri Nord Sardegna, intervenuta per tramite del presidente Paolo Ninniri e del vicepresidente Tore Piana.

I due dirigenti hanno rilanciato la necessità di intervenire sul sistema di illegalità e complicità che porta – sembra sistematicamente e da anni – agnelli di importazione, in genere provenienti dalla Romania, ad essere marchiati nei mattatoi dell’isola come “Agnello di Sardegna Igp”.

Dopo le ultime evidenze documentate, risalenti alla scorsa Pasqua, e nella palese assenza dei controlli, si è espresso il Consiglio Regionale della Sardegna, che ha finalmente approvato una mozione che impegna la Giunta Regionale a predisporre misure atte ad evitare il ripetersi di simili situazioni e a provvedere in maniera adeguata a garantire la sicurezza del consumatore e la tutela del prodotto e dell’immagine dell’”Agnello di Sardegna Igp”.

È un’altra delle criticità, questa, che taglia le gambe alla pastorizia sarda, già alle prese con problemi che penalizzano il comparto, dalla periodica e grave fluttuazione del prezzo del latte ovino alla scarsa incisività che l’Oilos (Organismo Interprofessionale Latte Ovino Sardo) ha di recente assunto, per scelte che evidentemente non sono solo di carattere politico. Il peso dell’industria e del commercio è palese in ogni dove e agisce oltre il lecito e l’ammissibile.

Un quadro di per sé già critico, appare aggravarsi ulteriormente, nell’ennesima manifestazione di problematiche sociali gravi, quali l’abigeato è. L’ultimo caso, occorso il 3 maggio nelle campagne di Bitti, rischia di lasciare in ginocchio una piccola azienda a conduzione familiare. Una storia come tante, che in genere non intercettano neanche l’interesse dei cronisti.

Giovani in fuga dal loro stesso mondo
Attraverso la semplice enunciazione di questi aspetti che caratterizzano l’odierno mondo pastorale sardo si percepisce quanto poco attraente sia per i giovani dell’isola l’essere pastori nella propria terra. Di questo passo la pastorizia sarda muore, in una regione che rischia di non avere molte altre prospettive di sviluppo per i territori più interni. Chissà se la politica regionale se ne renderà conto. E se deciderà di agire.

7 maggio 2018