La transumanza? Straordinario attrattore per il turismo lucano. Ma la Regione tuteli ambiente e allevatori

Vacche di razza Podolica in transumanza – foto Regione Basilicata©

Con la candidatura della Transumanza a Patrimonio Culturale e Immateriale dell’Umanità dell’Unesco, molti territori del nostro Paese avranno un’opportunità rilevante di valorizzare dei potenziali – paesaggistici, archeologici, turistici, oltre che culturali – non indifferenti. Tra questi, la Basilicata si gioca la rilevantissima carta di una comunità podolica ancora viva e attiva, che movimenta 12mila capi in lungo e in largo, ma soprattutto che sale: sale verso l’erba fresca e profumata delle proprie montagne, tra panorami mozzafiato, per poi discenderne con l’arrivo dei primi freddi.

Ecco, se una cosa è chiara adesso, in Basilicata, è che l’assessore alle Politiche Agricole e Forestali della Regione, Luca Braia, ha a cuore i suoi vaccari podolici, che tengono alte le loro tradizioni nonostante la politica regionale stessa, in materia ambientale, sembra non avere a cuore troppo le loro esigenze, attanagliata com’è da qualche frenesia produttiva e forse da qualche imbarazzo nel conciliare una crescente prospettiva turistica con un mondo che alcuni probabilmente – chissà? – vedono come “troppo autentico”.

I problemi da affrontare per avviare un concreto piano di sviluppo del turismo non sono pochi, in Regione, e un aiuto lo si potrebbe avere se si riuscisse a rimuovere dalla testa di qualche funzionario l’idea che le deiezioni animali ostacolino lo sviluppo. Certo, tutto dipende da quale turismo si va cercando, da cosa si propone, da cosa si racconta. Ma anche e soprattutto da una progettualità che forse – quella sì – è ancora carente nella amministrazione della cosa pubblica.

I meriti dell’assessore Braia
Detto questo, va dato merito all’assessore Braia di credere come pochi dei suoi predecessori hanno fatto, nei valori del mondo podolico e della transumanza, che proprio Braia ha recentemente definito nel modo migliore possibile, insistendo sul concetto di “macroattrattore naturale”, parlando di «protagonismo della Basilicata nel coordinamento delle regioni della transumanza, pratica rurale candidata a patrimonio culturale e immateriale dell’Umanità Unesco».

E proprio «la transumanza», ha sottolineato Braia, «diventerà il macroattrattore naturale più potente per la nostra terra. I cammini per noi diventano i percorsi della transumanza che tracciano e collegano la regione, da nord a sud e da est a ovest. Dal 2019 avremo il mese della transumanza di Basilicata, in attesa di Novembre 2019, quando la commissione Unesco si esprimerà».

E così adesso in assessorato non si starà certo con le mani in mano: «Si istituisce il tavolo tecnico scientifico in Dipartimento Agricoltura», ha aggiunto Braia, «per realizzare il “Dossier Transumanza Basilicata” che andrà a rafforzare il Dossier transnazionale».

Dodicimila bovini in marcia
«Da maggio a luglio», ha proseguito l’assessore lucano, «sono 150 gli allevamenti bovini coinvolti in Basilicata, per un totale di oltre 12 mila vacche che si spostano sui percorsi storici, verso la montagna, per portare i capi a pascolare in luoghi più freschi per poi invertire il percorso e rientrare, ai primi freddi».

Ma non solo, perché, insiste Braia, «la Basilicata è stata in prima linea per l’ottenimento del riconoscimento da parte del MiPAAF del “Sistema di Qualità Nazionale Zootecnia Bovino podolico al pascolo”, essendo la prima regione per consistenza degli allevamenti, circa 14 mila capi (pari al 45% del totale nazionale) e 379 allevamenti (46,5% del totale nazionale)».

Una valorizzazione, quella della carne podolica che rappresenta la maggiore tra le tante eccellenze dell’agro-alimentare lucano, così come quella dei derivati dal latte, quali il caciocavallo e la rara manteca, «che trovano nei percorsi della transumanza, dal forte contenuto culturale e identitario», ha aggiunto Braia, «grandi potenzialità di sviluppo territoriale in grado di contrastare lo spopolamento delle aree rurali». Poi l’assessore ha anche parlato della necessità di sviluppare «attività economiche sostenibili» che si muovano sull’asse «uomo-ambiente-natura-territorio-turismo-cibo-sano».

La Regione affronti i problemi ambientali
In questo senso sarà bene che l’amministrazione pubblica lucana faccia tesoro degli “incidenti di percorso” accaduti in passato, subendo l’arbitrio di un Governo che troppo spesso è apparso incapace di valutare (o forse meglio: capace di trascurare, ndr) i danni ambientali che una politica indiscriminata degli insediamenti industriali ed estrattivi avrebbe comportato. Alla Regione Basilicata servirà un poco più di coraggio, determinazione e ancora una volta progettualità, per dare risposte concrete al grave problema ambientale legato al Cova di Viggiano, che ormai c’è, è vero, e che inquina, come è stato più volte dimostrato dalle analisi operate dall’associazionismo e dai movimenti ambientalisti di base locali.

Non si può di certo andare avanti nascondendosi dietro ad un dito né girare le spalle ai problemi. La Regione cerca attrattori turistici e ne ha, e anche tanti. Bisogna evitare che i “distrattori” allontanino il pubblico dal turismo che si vorrebbe incentivare. E ancor più i consumatori dallo straordinario paniere di prodotti gastronomici che, al pari dei territori e dell’ambiente vanno, ancor prima che valorizzati, protetti.

11 giugno 2018

Per chi voglia seguire le varie transumanze in programma sul territorio lucano, la Regione Basilicata ha reso disponibile il calendario delle movimentazioni (che andranno avanti sino ai primi di luglio), raggiungibile cliccando qui