L’Austria è per la riduzione dei lupi. L’Italia attende il morto per decidere

Una delle settanta pecore predate dai lupi lunedì scorso a Monteroni d’Arbia, in provincia di Siena

Era stato davvero un bel fine settimana quello trascorso al Podere Sant’Anna di Monteroni d’Arbia, nel senese, due fine settimana fa, con l’adesione dell’azienda a “Caseifici Agricoli Open Day”. Due giorni di maggior afflusso di clientela, con tutta la positività che i consumatori a caccia di cibo sano portano con sé e l’allegria dei bambini, che in occasioni del genere hanno modo di vedere e toccare gli animali per portarli con sé, nel loro immaginario, e di capire come nasce – o meglio come dovrebbe nascere – il cibo di cui ci nutriamo.

Due giorni in piena armonia, allegria, positività, energia, calore. Poi la doccia fredda, il gelo: la mattina dopo, lunedì scorso, la scoperta di Antonio Sanna, titolare dell’azienda con i fratelli Paolo e Vittoria: 70 pecore uccise dai lupi o talmente malconce da dover essere abbattute; il resto del gregge terrorizzato per la morte piombata in quell’ovile. Un ovile, si badi bene, protetto da cani da guardiania, che – è evidente – nulla hanno potuto dinanzi ad un branco di lupi molto più scaltri e determinati di loro nell’attuare la strategia di accerchiamento, dispersione. E attacco.

Ancora un documento della predazione avvenuta lunedì 17 presso l’azienda Podere Sant’Anna, nel comune di Monteroni d’Arbia

La cronaca locale (raggiungibile da qui e da qui) porta alla luce molti dettagli della vicenda, che ancora una volta ricorda accadimenti già avvenuti, che – è evidente anche questo – non hanno saputo insegnare niente a chi ci governa.

Ad ascoltare chi ha subìto l’attacco c’è da capire – se si è ragionevoli e non si è “sposata” per partito preso la causa del lupo – che siamo di fronte ad una situazione che merita di essere affrontata con coscienza. E con intelligenza, soprattutto da parte delle istituzioni, che dovrebbero avere il coraggio di intraprendere una strada sì impopolare, ma in grado di riportare equilibrio. Equilibrio e sicurezza per tutti, non solo per i pastori, cisto che sono sempre più frequenti gli avvistamenti di lupi in prossimità di aree urbanizzate, non distanti da case abitate, da scuole e da parchi giochi

Lupus italicus – foto Pixabay©

Chissà che da noi non debba accadere – come con i ponti e i cavalcavia – che ci scappino i morti per trovare il coraggio di dire alla gente “non potevamo fare altrimenti”, abbiamo dovuto cambiare le regole del gioco. La questione centrale è una sola: i lupi stanno aumentando a dismisura in tutto il Paese, come era prevedibile che sarebbe accaduto, ed inevitabilmente continueranno ad aumentare in futuro. Nel non decidere nulla ci si prepari ad un domani in cui il predatore dei nostri animali, in mancanza di essi, prederà un essere umano. Magari in bambino, o un anziano, perché il lupo, animale di rara intelligenza, sa scegliere la preda, sa attendere il momento giusto e attuare la sua strategia. E per sopravvivere deve pur mangiare. Quando questo accadrà, allora non ci sarà da fare sconti a nessuno, perché nessuno potrà dire “non si poteva prevedere”.

C’è amarezza oggi nel pensare che i bimbi di molte aree rurali del nostro Paese non giocano e non giocheranno più fuori casa, come accadeva una volta. C’è indignazione nell’osservare un atteggiamento della politica tutta che tiene in considerazione più l’impopolarità di un provvedimento oramai necessario (quello della riduzione selettiva dei capi, di recente tentato in Trentino Alto Adige, poi bloccato dal Governo centrale) che la salvaguardia delle attività pastorali.

Attività tutt’altro che marginali, dal momento che stiamo parlando di un mondo che non solo contribuisce alla crescita del Pil nazionale, perché mantiene vivi i territori, riduce i rischi di incendi e di dissesto idrogeologico e ci regala paesaggi mozzafiato. Quegli stessi paesaggi che ritroviamo tra i principali elementi di attrazione (ce lo raccontano i cataloghi delle agenzie di viaggio) del nostro turismo.

L’Austria verso l’abbattimento selettivo – Nel frattempo che in Italia si decide di non decidere, un altro Paese, evidentemente ben più civile e moderno del nostro, l’Austria, ha in questi giorni introdotto la possibilità dell’abbattimento di “lupi problematici”. Qui in Italia quello che voleva essere il Governo del cambiamento non fa nulla per risolvere un problema sempre più grave, concreto e con prospettive agghiaccianti. La responsabilità delle aziende che chiudono è di chi ci ha governato sinora ma anche di chi ci amministra attualmente. Quella delle vittime umane che verranno, prima o poi, sarà – indiscutibilmente e senza attenuanti – anche e soprattutto del Governo attuale.

24 settembre 2018