La risonanza e la gravità dell’ultimo scandalo alimentare che ha coinvolto molte industrie europee (carne di cavallo utilizzata fraudolentemente al posto di quella bovina) ha scosso il mondo degli allevatori, oltre a quello dei consumi. Tra le realtà che già in precedenza avevano dato corso a progetti di valorizzazione del proprio patrimonio zootecnico, quella lucana sta reagendo affinché l’eccellenza delle proprie produzioni (fortemente basate sulla pratica del pascolamento, dodici mesi all’anno, in un sistema integrato carne-latte e derivati di rara eccellenza) riesca ad ottenere la meritata valorizzazione.
Secondo Luciano Sileo, direttore della Confederazione italiana agricoltori in Basilicata, «bisogna fare più in fretta in merito al marchio delle carni lucane, ed è questa la strada di garanzia più efficace sia per consumatori che per gli allevatori».
«Da tempo la carne bovina di razza Podolica e quella ovina dell’agnello delle Dolomiti Lucane rappresentano le eccellenze del comparto zootecnico regionale; la soluzione che può assicurare la dovuta trasparenza negli scambi commerciali – oltre che la necessaria tutela di consumatori e produttori – sta nell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti, a partire dalla materia prima utilizzata».
Se «la decisione della Commissione Ue di anticipare la presentazione del rapporto sull’etichettatura della carne lavorata e dei prodotti che la contengono è un primo segnale in direzione di una completa tracciabilità alimentare, occorre insistere», ha ribadito Sileo, «sulla qualità, sui controlli che riguardano l’intera filiera allevamenti-mattatoi-macellerie-aziende di trasformazione-punti vendita».
È necessario, quindi, ha concluso Sileo, «riaprire un tavolo tecnico regionale su questo tema, facendo tesoro dell’esperienza positiva realizzata dagli allevatori di suini e dalle aziende di trasformazione dell’area Picerno-Melandro. Di qui l’esigenza di pervenire ad un “paniere” di prodotti lucani tipici trasformati con un marchio di d’origine protetta regionale».
La Confederazione Italiana Allevatori ha ribadito per l’occasione “la necessità di un Piano regionale per il comparto zootecnico e di un Programma di consolidamento e di rilancio del sistema agroalimentare e industriale legato alle produzioni locali tipiche e di qualità”.
2 marzo 2013