
Quindici formaggi del Sud Italia – prodotti in Sicilia, Sardegna, Basilicata, Calabria e Campania – guardano al futuro con rinnovato ottimismo, grazie ad uno dei progetti multidisciplinari AGeR (Agroalimentare e Ricerca), denominato “Canestrum Casei”, condotto da diverse università italiane (capofila l’Università di Palermo con il suo Saaf, dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali) e supportato economicamente da un gruppo di fondazioni bancarie, di cui è capofila la Fondazione Cariplo.
Venerdì scorso, 18 gennaio, Canestrum Casei è stato al centro di una intensa mattinata di lavori per la presentazione ufficiale, agli operatori e alla stampa, presso i locali della ex Facoltà di Agraria di Catania. Il progetto è destinato allo sviluppo di un modello di sinergie finalizzato alla qualificazione e alla valorizzazione dei formaggi storici naturali del Meridione d’Italia nelle Regioni Sicilia, Sardegna, Basilicata, Calabria e Campania: tutti formaggi che sono ritenuti dai ricercatori o a rischio di estinzione o, comunque, con oggettive difficoltà di qualificazione ed equa valutazione da parte dei mercati.
Promozione e marketing al centro del progetto – Nel corso della presentazione sono state illustrate con dovizia di particolari tutte le attività di ricerca previste, ma anche quelle di promozione e marketing, che sono al centro del progetto e che verranno operate attraverso strategie che puntano al coinvolgimento di produttori, commercianti, cuochi e consumatori.
I formaggi inseriti nel Canestrum Casei provengono prevalentemente dalla Sicilia, che ne ha inseriti sette (Pecorino siciliano, Ragusano, Piacentinu ennese, Vastedda del Belìce, Provola dei Nebrodi, Maiorchino, Caciocavallo palermitano), dalla Basilicata e dalla Sardegna, con due ciascuna (rispettivamente Canestrato di Moliterno e Pecorino di Filiano; Fiore Sardo e Casizolu del Montiferru); uno a testa per la Calabria (Caprino Nicastrese) e la Campania (Pecorino Carmasciano). A questi si aggiungono Cacioricotta e Caciocavallo Podolico, prodotti in diverse regioni del Sud.
Ciascun formaggio inserito nel progetto risponde ad una o più delle seguenti peculiarità:
- prodotti con sistemi tradizionali ed eco-sostenibili;
- prodotti in aree montane e/o marginali nelle regioni coinvolte;
- presenza di giovani nei sistemi aziendali;
- siano stati oggetto di ricerche scientifiche che dimostrano delle peculiarità dei sistemi produttivi e dei prodotti;
- predisposizione dei produttori a sostenere il progetto partecipando alle attività progettuali.
La struttura gestionale prevede che sotto l’orchestrazione del Saaf palermitano agiranno nove enti di ricerca: Università di Catania, Università di Messina, Università della Basilicata, Iulm (Libera Università di Lingue e Comunicazione), Crea-Za (Centro di ricerca Zootecnia e Acquacoltura), Medes (Fondazione per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo), Agris – Agenzia per la ricerca in agricoltura e, ovviamente l’Università di Palermo. Il coordinamento è stato affidato al Prof. Massimo Todaro, docente di alimentazione del bestiame presso l’Università di Palermo, mentre il responsabile scientifico sarà il Prof. Giuseppe Licitra, docente di zootecnia all’Università di Catania.
“Ogni ente di ricerca”, hanno precisato gli organizzatori, “coinvolto condurrà attività di ricerca sui formaggi individuati con l’obiettivo di colmare alcune lacune scientifiche ancora oggi presenti”. Trascorso poi il primo anno e mezzo di attività, tutte le informazioni relative alla qualità dei formaggi inclusi nel progetto verranno utilizzate per produrre materiale divulgativo, ivi incluse le etichette, che saranno “parlanti” e diventeranno così il primo veicolo d’informazione descrittiva, offrendo anche il dettaglio dei valori nutrizionali dei prodotti.
Saranno poi messi a punto alcuni tipi di packaging appositamente studiati dalla Università Iulm di Milano sulla scorta delle più avanzate conquiste scientifiche nel campo delle neuroscienze (etichette che garantiscono migliori condizioni di vendita al prodotto). Fatto ciò, verranno attivate delle azioni mirate al miglioramento dell’offerta coinvolgendo sia i produttori che i commercianti, con l’obiettivo di presentare un Canestrum Casei vario e di qualità reale.
Giunti al terzo anno di attività, è previsto un piano di promozione dei formaggi, con il coinvolgimento dei principali stakeholder: dai negozi di gastronomia alle formaggerie, ai buyer della Gdo, alle aziende di export. Verranno poi curate l’attività di informazione verso i consumatori, la partecipazione alle principali fiere di settore, l’organizzazione di eventi, e verranno utilizzati i media e in particolare i social, per una capillare diffusione delle informazioni.
21 gennaio 2019
Per il sito del progetto AGeR, clicca qui
Per maggiori dettagli su questo e su altri progetti sostenuti dalla Fondazioni bancarie con capofila la Fondazione Cariplo, clicca qui