
Proseguono i lavori tecnici che investono le comunità del Parmigiano Reggiano di montagna, al fine di operare la miglior valorizzazione del prodotto: dal punto di vista della qualità del latte lavorato (quindi delle erbe e della loro essiccazione in fieni e relativa conservazione), e della lavorazione in sé, ma anche da quello dei valori ulteriori – e non secondari – quali la cura dei paesaggi e il presidio dei territori che, se da un lato ripagano con gli interessi chi li valorizzi, da un altro non sono certo facili da vivere, dal punto di vista della logistica e di tutto ciò che a tale materia soggiace.
Messa nel bagaglio delle gran belle esperienze la “Scuola del Paesaggio del Parmigiano Reggiano di Montagna”, svoltasi sabato scorso 9 novembre nel Comune di Casina (qui la cronaca, sul sito dell’amministrazione locale), è bene dar conto dei lavori che hanno riguardato l’aspetto tecnico del “fare buon latte”, vale a dire

rendere edotti i nostri lettori sull’assai interessante giornata di lavori tenutasi martedì 29 ottobre presso il Castello di Sarzano, sempre nel comune reggiano di Casina.
La cronaca che qui segue è realizzata in collaborazione con l’agenzia stampa locale Redacon, che ha lanciato la notizia lo scorso 6 novembre:
Il latte da Parmigiano Reggiano in montagna si può fare e migliorare: ecco come. Report del Piano per l’innovazione di Sarzano (fonte: Redacon)
Nella giornata dedicata alla salvaguardia della produzione delle aree interne, svoltasi il 29 ottobre al Castello di Sarzano di Casina, si è trattato del “Piano per l’Innovazione”. Un piano come questo ha quale obiettivo primario quello di sostenere il mantenimento e – se possibile – il consolidamento della produzione del Parmigiano Reggiano, nella fascia altimetrica della montagna del comprensorio che ricade nelle “aree interne”. Aree interne che sono definite dal Psr (Piano di Sviluppo Rurale) 2014-2020 della Regione Emilia-Romagna come “zone distanti dai centri di agglomerazione e di servizio, o con problemi demografici, ma dotate di forti potenzialità attrattive e che presentano un’elevata biodiversità climatica e naturale”.

Il focus specifico di questo incontro tecnico ha riguardato la produzione del latte e dei formaggi, elementi spesso critici nei territori appenninici. Tra i risultati emersi vanno sottolineate le utili indicazioni tecniche per l’efficiente gestione dei prati e dei prati-pascoli di montagna, anche con l’applicazione di tecniche dell’agricoltura conservativa, e la valorizzazione dei foraggi di montagna sia in termini produttivi, qualitativi e di biodiversità.
Tutte le esperienze illustrate nel corso della visita guidata sono state svolte in questo senso. La giornata, iniziata alle 10 con la registrazione di 25 partecipanti, è proseguita con i saluti di benvenuto e con gli interventi dei relatori, iniziati alle 10:30.
Ampia e proficua è stata la fase della discussione delle tematiche trattate dai relatori e la condivisione di esperienze tra i diversi partecipanti all’incontro: Crpa SpA (Centro Ricerche Produzioni Animali), Fcsr (Fondazione Crpa studi e ricerche), agricoltori locali e trentini, Latteria Sociale San Giorgio, Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.
Dopo la pausa pranzo sono seguite tre visite ad altrettante aziende: due di queste hanno riguardato l’essiccazione artificiale del foraggio (la prima con essiccatoio di fieno “alla rinfusa”; la seconda con essiccatoio in balloni) mentre la terza ha portato i presenti presso il caseificio della Latteria San Giorgio.
L’incontro tecnico e le visite guidate hanno dato l’opportunità a tutti i partecipanti di prendere spunto su come valorizzare al meglio le risorse naturali della montagna. In particolare, ampio spazio è stato dato alla valorizzazione della biodiversità di specie foraggere, utili a soddisfare appieno la quota di sostanza secca richiesta dal disciplinare di produzione di montagna.
Inoltre, le diverse tecniche di essiccazione dei foraggi hanno evidenziato i loro punti di forza e debolezza, mostrando interessanti questioni su cui lavorare nei prossimi anni per migliorare sia le tecniche stesse che le tecnologie attualmente disponibili. Tutto ciò potrà garantire alle aziende del territorio di portare e stoccare in azienda foraggi di qualità sempre più alta, con ricadute positive sia sul fronte del benessere animale che su quello della qualità del formaggio e – di conseguenza – sull’intera sostenibilità della filiera del Parmigiano Reggiano di montagna.
Tra i relatori meritano menzione il sindaco del Comune di Casina Stefano Costi, che è anche Delegato all’Agricoltura e Sviluppo Rurale dell’Unione Montana dei Comuni dell’Appennino Reggiano (ha parlato del progetto “La Montagna del Latte” nell’ambito della strategia aree interne Appennino emiliano), Martino Dolci, presidente della cooperativa Il Crinale scarl, che è titolare del progetto e coordinatore della filiera (ha trattato “La salvaguardia della produzione di Parmigiano Reggiano nel territorio “strategie aree interne” del Comprensorio”), Aldo Dal Prà di Crpa SpA e Roberto Davolio di Fcsr (hanno discusso sulla “Foraggicoltura di montagna e cambiamento climatico: quali strategie per migliorare la produzione di fieno”), Maria Teresa Pacchioli e Davide Zanotti di Crpa SpA e Fabrizio Ruozzi di Fcsr (hanno trattato “La qualità del foraggio in relazione alle perdite di fienagione e alla composizione del prato”).
fonte: agenzia stampa Redacon
11 novembre 2019