La qualità si paga, si sa, e il lavoro e i valori insiti nei prodotti alimentari contadini più autentici vanno retribuiti. Un’affermazione che pur non essendo tanto scontata, in tempi di trash food, disimpegno e globalizzazione, merita di essere ribadita quantomeno a quella piccola fetta (crescente) del mercato che dimostra di cercare qualità reale. E che appare disposta a spendere di più, comprando magari un poco di meno, conformemente al motto del “mangiare meno, mangiare meglio”.
La questione, trattata martedì scorso 4 febbraio sul sito web “Passauer Neue Presse” (trad.: Notizie stampa per gli abitanti della cittadina bavarese di Passavia) attraverso l’articolo “Molkerei Berchtesgadener Land: Darum hat die Butter ihren Preis” (trad.: “Caseificio Berchtesgadener Land: ecco perché il burro ha il suo prezzo”) merita di essere ribadita a quanti, orientati verso un cibo salutare, vogliano comprendere i “perché” e i “per come” della costruzione di un prezzo.
L’articolo tratta di un prodotto – il burro – che in quel bacino geografico è alla base della cucina tradizionale e dell’alimentazione umana, quanto lo è da noi l’olio extravergine di oliva. “Perché pagare 2,59 euro per un pezzo di burro”, si chiede l’autrice del pezzo Isabel Metzger, “quando lo stesso importo di un altro produttore è disponibile per 1,39 euro?” E si risponde: “Perché la qualità ha il suo prezzo”.
“I consumatori”, prosegue l’articolo, “sono disposti a scavare a fondo nei loro portafogli per un buon prodotto, alla cassa del supermercato. Il caseificio Berchtesgadener Land con sede a Piding, almeno (i suoi prodotti sono disponibili in Italia presso i punti vendita “NaturaSì”, ndr), ha avuto questa esperienza e Passauer Neue Presse esemplifica il suo approccio”.
«Dal caseificio cooperativo Berchtesgadener Land», spiega la portavoce della latteria Barbara Steiner-Hainz, «da anni gli agricoltori ottengono un prezzo del latte superiore alla media; attualmente 40,5 centesimi di euro per un chilogrammo di latte, mentre il prezzo medio del latte in Germania è di soli 33 centesimi».
“Questi costi aggiuntivi”, aggiunge Metzger, “sono a carico del consumatore, il quale, secondo il caseificio, sostiene la politica della maggior remunerazione”. Semplice ed efficace logica per capire che il consumatore, con le sue scelte (ed evita di essere scelto, dal prodotto) decide se mantenere in vita o meno un sistema produttivo.
Ma perché spendere di più? A rispondere è sempre la redattrice del sito web bavarese: “Ci sono due ragioni principali per questo: la qualità e l’origine”. «La Latteria Berchtesgadener Land è nota per essere una cooperativa che lavora il latte dei propri agricoltori tra Watzmann e Zugspitze», aggiunge Steiner-Hainz: «lì l’erba è ancora alla base del foraggio».
11 febbraio 2020
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