
Non c’è più molto tempo: bisogna fare qualcosa – e subito – per contrastare la fuga dalle campagne e dal mondo rurale; per evitare che con essa un’infinità di piccoli centri abitati si svuotino sino a morire, che le campagne perdano il necessario presidio antropico, e che di conseguenza precipitino in un degrado senza ritorno.
Ma non solo, perché oltre il palese e il prevedibile c’è un’intangibile e altrettanto grave prospettiva: che con l’abbandono da parte dei giovani dei territori d’origine si sancisca la morte di tante, troppe culture contadine, di sapori – non solo alimentari – e di saperi che sono parte della collettività d’un Paese, e della vita di tutti noi.
Bisogna fare qualcosa di efficace e bisogna farlo subito. Adesso. È questo il messaggio – o per meglio dire l’appello – che l’Anci (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) Sardegna ha lanciato mercoledì scorso 19 febbraio attraverso il proprio presidente Emiliano Deiana. Che non a caso ha parlato dei valori del mondo pastorale isolano e delle sue difficoltà, avanzando l’ipotesi di un’Università della Pastorizia. Un’università sui generis, certo, che sappia però proiettare verso il futuro un lascito culturale e sociale rilevantissimi.
«Pensiamo che ogni ovile possa essere un’aula di questa università», ha detto Deiana. «Un’aula in cui si insegna e si impara. Non possiamo più pensare alla pastorizia com’era cinquanta anni fa, ma dobbiamo vederla nel mondo globale e attuale».
In Sardegna un giorno si studierà all’Università della Pastorizia, forse, chissà. Ed è probabile che lo si farà se verrà approvata una proposta di legge – denominata “La primavera dei paesi” – che proprio Deiana giorni fa ha presentato alla Giunta Regionale. «La novità semi-provocatoria», avverte il presidente di Anci Sardegna, «rientra in un pacchetto di misure per salvare tanto l’immenso patrimonio agro-pastorale quanto le zone interne dell’isola dallo spopolamento».
Tra le misure proposte si evidenziano la creazione di una zona franca rurale, un efficiente sistema di aiuti alle famiglie, incentivi per le ristrutturazioni degli edifici e risorse per sostenere il pastoralismo. Tra di esse, per l’appunto, la creazione dell’Università della Pastorizia.
«Vogliamo», ha sottolineato Deiana, «che, rispetto alle programmazioni del passato, i finanziamenti possano essere utilizzati e non provengano solo da risorse regionali, ma anche dalla nuova programmazione europea, dal Piano per il Sud, annunciato dal ministro Provenzano e, con l’attivazione dell’articolo 13 dello Statuto sardo, per un nuovo Piano di rinascita».
Tra i propositi dell’Anci, il coinvolgimento delle associazioni, dei partiti politici e dei sindacati. L’obiettivo è quello di giungere ad «una convergenza di tutta la comunità sarda», ha proseguito Deiana, «per definire quello che, riferendoci alla storia della Sardegna, chiamiamo “il nuovo congresso del popolo sardo”, che questa volta non dovrà essere fondato sull’industria pesante ma sull’industria pensante».
«È un cambio di strategia», ha concluso il presidente di Anci Sardegna, «rispetto alla politica spot vissuta finora con piccoli interventi “sparpagliati”. Noi riteniamo che tutto debba essere riassunto in una legge-quadro in cui le questioni dei paesi e dello spopolamento siano legate all’elemento antropologico fondante delle nostre comunità. Che è quello del pastoralismo».
24 gennaio 2020