Il successo di Pascol: nata con la carne grass-fed, già mira al formaggio

Era il settembre scorso: in Valtellina per impegni di lavoro, una domenica sera, invitati da amici, ci rechiamo a Sondrio per la tradizionale Fiera di Settembre. Tra le molte bancarelle presenti, una cattura la nostra attenzione all’istante: un marchio eloquente – il logo Pascol e la testa di un bovino stilizzata – due ragazzi, un Macintosh acceso, dei depliant e poco più. Uno stand semplice semplice – oseremmo dire minimalista – che non lasciò spazio ad equivoci: avvicinandoci per parlare con loro, l’evidenza fu immediatamente confermata. Di carne non ce n’era l’ombra ma di quella si trattava, nelle sue migliori espressioni: da bovini al pascolo, come il nome dell’azienda faceva ben capire.

Sotto il marchio Pascol, per l’appunto, Federico Romeri e Nicolò Lenoci – questi i nomi dei due fautori del progetto – hanno saputo organizzare una microrealtà capace di espandersi in pochi mesi (l’attività è stata avviata in ottobre) in ragione della richiesta di mercato: hanno selezionato degli allevatori di carni bovine che basano il loro lavoro sull’alimentazione da erba e da fieno (con modeste integrazioni vegetali, no Ogm), e dopo aver creato un rigoroso disciplinare di produzione, hanno messo in piedi un’efficiente rete di collaborazioni, in grado di portare nelle case della gente la miglior carne grass-fed che la Valtellina contadina sappia proporre.

Sul sito web di Pascol gli allevatori ci mettono la faccia e raccontano come lavorano

Cuore del sistema su cui Pascol è nata, è un sito web che sinora ha assolto perfettamente la funzione che doveva svolgere, e che a distanza di sette mesi dall’inizio delle consegne sta per essere rinnovato, per far sì che ogni allevatore emerga con le sue peculiarità (razze allevate, pascoli e alpeggi caricati, età alla macellazione, frollatura, etc.) e che il consumatore possa scegliere, capire, provare, fidelizzare le proprie preferenze in ragione delle informazioni ricevute e del personale gradimento riscontrato.

Il passo ulteriore, che era immaginabile ma per nulla scontato arriva adesso: Pascol aprirà presto un suo punto vendita in città (ne ha dato notizia di recente il quotidiano Il Giorno nella cronaca di Sondrio): il web offre grandi opportunità, ma avere un luogo fisico in cui si materializza una presenza concreta a cui far riferimento è – umanamente parlando, vivaddio! – un aspetto che risolve il problema della totale spersonalizzazione a cui l’operazione avrebbe potuto altrimenti andare incontro nel tempo. [continua dopo la pubblicità]

 

I perché di un’impresa come quella di Federico e Nicolò sono sinteticamente spiegati nella sezione “Pascol e ambiente” del sito web aziendale, con parole semplici e chiare i due spiegano il loro “credo” “Il sovrappopolamento sta determinando una produzione eccessiva e non sostenibile non solo di carne, ma di cibo in generale. Il dibattito sugli allevamenti da carne, in particolare, è all’ordine del giorno. La nostra soluzione è semplice: Consumiamone di meno, ma più sana!”. Se non del tutto (sul concetto di “sovrappopolamento” ce ne sarebbe da discutere, ndr), largamente condivisibile. In particolare il messaggio sul “mangiare meno mangiare meglio”, sfonda molte porte ben aperte, oggigiorno.

E così, nella stessa pagina sono enunciati i punti di forza che caratterizzano la proposta di Pascol, con tanto sitografia scientifica che aiuta il navigatore ad approfondire. È anche così che la consapevolezza del consumatore può crescere: trovando chi – oltre a fornirti del cibo davvero “buono, pulito e giusto”, te lo spiega, te ne fa capire ragioni e valori, offrendoti elementi di conoscenza.

In sostanza le buone ragioni ecologiche addotte da Pascol per consumare la carne grass-fed sono qui riassunte, tal quali sono espresse sul sito web dell’azienda: [continua dopo la pubblicità]

 

  • Concimazione spontanea del terreno che viene arricchito di preziosi nutrienti, favorendo lo sviluppo della flora e contrastando l’erosione del suolo (vedi nota 92)
  • Riduzione dell’incidenza di malattie per i bovini alimentati prevalentemente ad erba e fieno, con conseguente riduzione sostanziale nella somministrazione di antibiotici e altri farmaci (vedi nota 93)
  • Riduzione dei costi per la somministrazione di antibiotici e farmaci;
  • Rispetto ai bovini alimentati principalmente con mangimi e cereali, riduzione sostanziale dell’accumulo di tessuti grassi nei bovini alimentati prevalentemente ad erba e fieno, tessuti che poi vengono scartati in fase di macellazione e sono soggetti a problemi di smaltimento (vedi nota 94)
  • Riduzione nella superficie di terreno necessaria per la coltivazione di cereali destinata all’alimentazione dei bovini, con conseguenti riduzione nell’uso di pesticidi e prodotti chimici per permettere la crescita di piante in regime di monocoltura e riduzione dell’erosione del suolo;
  • Riduzione dei costi per la coltivazione di cereali e per l’utilizzo di pesticidi e prodotti chimici;
  • Riduzione dell’inquinamento delle falde acquifere dovuto all’utilizzo di pesticidi e altri prodotti chimici in agricoltura;
  • Riduzione nella produzione di metano, potente gas ad effetto serra, per i bovini alimentati prevalentemente ad erba e fieno rispetto ai bovini alimentati con cereali e mangimi (vedi nota 95)
  • Aumento della qualità della vita per i soggetti che consumano carne di qualità elevata: “L’alimentazione dell’animale, basata sullo sfruttamento del pascolo, concorre ad incrementare, infatti, il contenuto sia di sostanze antiossidanti come α- tocoferolo, luteina e β-carotene, che migliorano la qualità della carne (colore, sapore, struttura, valore nutrizionale), riducono l’ossidazione dei lipidi ed allungano la shelflife del prodotto, sia di acidi grassi polinsaturi (PUFA) della serie ω3 e ω6, dell’isomero C18:2 cis9 trans11 dei CLA (Acido Linoleico Coniugato). Questi acidi grassi hanno un elevato valore nutraceutico in quanto contribuiscono a migliorare il sistema immunitario, esplicano attività antiaterosclerotica, anticarcinogenica e immunomodulante” (vedi nota 96)
  • Benefici sociali per i piccoli allevatori a cui viene riconosciuto l’importante lavoro svolto e che vengono valorizzati in termini economici;
  • Benefici per gli animali a cui viene garantita una vita degna di essere vissuta;
  • Ulteriori benefici sistemici derivanti dai punti precedenti.

Il progetto di Fedrico e Nicolò sembra partito con il piede giusto. Nel mirino, per il futuro, ci sarebbero anche l’inserimento di salumi e formaggi tipici. Ovviamente – ci mancherebbe altro – anch’essi da animali alimentati ad erba e fieno.

25 maggio 2020 [continua dopo la pubblicità]

 

Note/Fonti:

92 Cfr: P. Hawken, A. Lovins, L. H. Lovins – Capitalismo Naturale – 2011

93 Cfr: D. A. Lashof, D. Tirpak – Policy Options for Stabilizing Global Climate – Report to U.S. Congress – EPA – 1989

94 Cfr: W. D. Browning – Steaks and Mistakes: A Study of U.S. Beef Production – Rocky Mountain Institute – document interno – 1987

96 Cfr: D. A. Lashof, D. Tirpak – Policy Options for Stabilizing Global Climate – Report to U.S. Congress – EPA – 1989

96 Cit: Belury – Dietary conjugated linoleic acid in health: physiological effects and mechanisms of action – Department of Molecular Medicine, Northwest Hospital, USA – 2002 – https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12055356