La didattica a distanza – ormai Dad per i più – è uno degli infiniti nuovi aspetti di questi tempi fatti di costrizioni, limitazioni, privazioni, dolori. Una necessità a volte e per alcuni, una criticità pressoché per tutti quelli che direttamente e indirettamente abbiano a che fare con essa, e molto, troppo spesso un oggetto di scontro, di tensioni, per lo più legate al mondo della scuola, ai ragazzi di oggi (gli adulti di domani), al futuro di un Paese che ha troppo a lungo trascurato l’Istruzione, forse ancor più che la Ricerca.
Questioni assai complesse, certo, la cui trattazione più profonda va lasciata a chi ha competenze adeguate in materia: il mondo dei docenti, gli psicologi, i sociologi. Nella speranza che chi ci governa sappia gestire adeguatamente le criticità da cui ancor oggi si innescano i nuovi contagi, laddove ad un anno di distanza dall’inizio della pandemia il Paese si ritrova punto e a capo, anzi ben peggio se si guardano i danni e le “macerie” che dodici mesi di “emergenza” hanno lasciato alle loro spalle, sotto i nostri piedi.
Ma è proprio sul tema della Dad che alcuni giorni fa una notizia ha dato spunti di riflessione a molti, anche se non del tutto còlti purtroppo, anche se spesso fuorviati dai luoghi comuni o non del tutto afferrati dagli stessi cronisti. Stiamo parlando di Fiammetta Melis, la ragazzina di dieci anni, figlia di un pastore, che – per via di uno foto fattale dal papà e postata su Facebook – ha conquistato articoli su articoli in Italia e all’estero.
La foto in questione dice molto e resta impressa più di mille parole, ma una breve intervista rilasciata da Massimiliano – il padre della bimba – completa la narrazione in modo efficace, per chi voglia intenderla. Una foto e poche parole dicono tutto e vanno ben oltre lo specifico momento, le criticità dovute al lockdown, i limiti che molti addossano alla Dad. E che qui sembrano magicamente svanire.
Fiammetta è assorta nello studio, seduta ad una piccola scrivania, davanti al computer, in un prato in cui le capre di Massimiliano stanno pascolando. Sullo sfondo si intravede la Rocca medievale di Samoclevo, e in primo piano l’immagine di lei che è lì, concentrata sui libri o meglio al computer. Il papà è lì anche lui, all’arrivo dei cronisti, e si concede loro per spiegare, per far capire. «Fiammetta è molto brava a scuola», spiega il pastore, «e l’ambiente montano le insegna l’importanza di adattarsi. I problemi logistici li risolviamo grazie all’hotspot del telefonino. Per fortuna la connessione è buona in Val di Sole».
«Fiammetta riesce a studiare con le maestre tramite il monitor del computer», aggiunge Massimiliano, «e, quando serve, mi aiuta con gli animali. In fondo, sono due strumenti di apprendimento molto diversi tra loro ma entrambi molto utili per la crescita di una bambina».
Ma sentite anche qua: «Al mattino», è Fiammetta ora a spiegare, «mettiamo il computer su un tavolino in piano e poi una sedia. Accendiamo il computer così posso entrare subito in video lezione, preparo i quaderni e ci metto un sassolino altrimenti il vento mi gira le pagine. È bello, mi dà ispirazione per scrivere e mi rende più felice e anche interessata».
Dai giornalisti ci aspetteremmo di più
Dispiace però leggere, qua e là sui giornali, le banalità di chi, sprecando l’occasione di dire qualcosa di sensato, si limita a definire questa bimba “la Heidi italiana” (che sciocchezza iperbolica!), trascurando i non pochi aspetti che da una minima riflessione sarebbero potuti (dovuti!) scaturire: al di là della fortuna di avere una buona connessione in zona montana, cos’è che rende tanto diversa l’esperienza della Dad di questa bambina rispetto a ciò che si sente dire della didattica a distanza fatta da milioni di ragazzi costretti in appartamenti, ingabbiati in vite urbanizzate, condizionati e condannati ad una vita innaturale?
È tanto difficile capire che per una ragazzina così, che ha la fortuna di avere un papà così (e immaginiamo una mamma che non sarà da meno), di vivere in montagna, in una dimensione rurale, la vita sia più naturale di quella della stragrande maggioranza degli altri ragazzi?
Difficile pensare che uno smartphone per una bimba come lei sia un mezzo e non un fine? Che lo studio sia un piacere e non una condanna? Che il papà sia un papà – e di certo un amico – e non un nemico? Che le capre siano molto più utili alla crescita di quanto lo sarebbero mille occasioni urbane apparentemente ludiche e puntualmente malate, viziate e ammorbanti?
Difficile intuire che Fiammetta sarà una donna in gamba domani? E, rivolgendoci infine a chi ci governa, è tanto complicato capire cosa fare del mondo rurale se domani vogliamo salvare qualcosa, del poco e malaticcio – o fottutamente perduto – che ci avete lasciato “godere” e che ci è rimasto?
29 marzo 2021
Sul clamore di Fiammetta che studia in alpeggio, chi utilizza Facebook potrà visionare il post virale sulla pagina del quotidiano statunitense AbcNews (790mila reazioni; 8mila condivisioni, in tre giorni). Ma molti altri ce ne sono, anche in Italia, sullo stesso social media